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Emergenza abitativa a Milano, il caro prezzi si estende ai Comuni limitrofi
Emergenza abitativa a Milano, il caro prezzi si estende ai Comuni limitrofi
La questione abitativa a Milano, caratterizzata da prezzi esorbitanti e accessibilità sempre più limitata, è diventata un problema cronico. Tuttavia, l'emergenza casa non è confinata solo al capoluogo lombardo. Durante l'ultima Assemblea delle Cooperative Abitanti è emerso che anche numerosi Comuni lombardi stanno affrontando gravi difficoltà. Le liste d’attesa per le assegnazioni di abitazioni cooperative di Legacoop Lombardia sono in crescita esponenziale, costringendo alcune cooperative a sospendere temporaneamente l'iscrizione di nuovi soci a causa dei tempi di attesa eccessivamente lunghi.
La situazione abitativa rischia di diventare una vera e propria bomba sociale, alimentata da dinamiche economiche, demografiche, urbanistiche e politiche. Sempre più persone non riescono a permettersi né l'acquisto né l'affitto di una casa, mentre l'edilizia pubblica residenziale non riesce più a rispondere adeguatamente alla domanda. Si rende necessaria una collaborazione innovativa tra pubblico e privato: se da un lato spetta al pubblico delineare la strategia, dall'altro è il settore privato che possiede il know-how e le risorse necessarie.
Secondo il dipartimento housing di Legacoop Lombardia, la carenza di alloggi in affitto e le crescenti difficoltà nell'acquisto della prima casa sono fattori critici non solo a Milano ma anche nei Comuni della provincia. Nell'Assemblea odierna, alla quale hanno partecipato sindaci come Alberto Rossi (Seregno), Marco Segala (San Giuliano Milanese) e Diego Torri (Trezzo sull’Adda), è stato sottolineato come queste problematiche siano diffuse su tutto il territorio lombardo.
Uno studio recente di Nomisma per Legacoop Abitanti ha evidenziato tre principali criticità a livello nazionale: la debolezza economica, che riguarda il 28,3% delle famiglie italiane; la debolezza abitativa, che coinvolge l'11,7% dei nuclei familiari insoddisfatti delle caratteristiche delle loro abitazioni e del contesto abitativo; e la debolezza sociale, che tocca il 43,5% delle famiglie, alle prese con problemi di salute, lavoro e relazioni sociali.
La competenza sulla casa, in termini di programmazione e spesa, è affidata alle Regioni, ma alcune amministrazioni locali stanno cercando di promuovere politiche abitative attraverso strumenti urbanistici e la creazione di Agenzie per l’Abitare. Durante l'assemblea, Legacoop Lombardia ha presentato una proposta ai sindaci presenti, mirata a rilanciare la cooperazione a proprietà indivisa in modo sostenibile.
In Lombardia, oltre 18.000 alloggi sono di proprietà delle cooperative aderenti a Legacoop Lombardia e assegnati ai soci con canoni tra i 50 e gli 80 euro/mq annui. La proposta di Legacoop Abitanti, sviluppata con Finabita e Area Proxima, prevede la realizzazione di 700 alloggi cooperativi nei prossimi cinque anni, di cui 500 a proprietà indivisa con canoni inferiori a 85 euro/mq/anno. L'investimento totale di 206,6 milioni di euro sarà finanziato per il 39% con risorse pubbliche e per il 61% con risorse cooperative.
Le testimonianze dei sindaci presenti all'assemblea hanno sottolineato la gravità della situazione abitativa anche nei loro Comuni. A San Giuliano, il 30% delle richieste ai servizi sociali è legato al tema della casa, con una doppia immigrazione da San Donato e Milano. Trezzo sull’Adda soffre l'isolamento e l'espulsione dei lavoratori da Milano a causa dell'insostenibilità economica. A Seregno, il 18% degli alloggi è sfitto, un dato preoccupante che indica come quasi una casa su cinque sia vuota.
Amministratore di condominio in ferie: tutto ciò che serve sapere
Amministratore di condominio in ferie: tutto ciò che serve sapere
L’incarico dell’amministratore è valido per un anno intero e non consente interruzioni. Questa figura opera come un libero professionista e non come un lavoratore dipendente, di conseguenza, legalmente, non avrebbe diritto alle ferie. Nonostante questo, però, l’assemblea condominiale, può concedergli un periodo di riposo. Ma come occorre comportarsi in questi casi? Sapere chi dovrebbe essere incaricato a sopperire agli obblighi dell’amministratore nel caso in cui sia assente, è fondamentale per garantire una gestione efficiente del complesso immobiliare. Scopriamo insieme come comportarsi nel caso di amministratore di condominio in ferie, come e quando nominare un eventuale sostituto e quali accortezze seguire per non commettere alcun errore.
1 - Quando l’amministratore di condominio può richiedere le ferie?
La durata in carica di un amministratore di condominio è solitamente annuale, con la possibilità di rinnovo tramite delibera dell'assemblea condominiale. Durante questo arco di tempo, il libero professionista in questione, non essendo dipendente del condominio, non ha diritto legale alle ferie. Il mandato non prevede interruzioni, tuttavia, durante il periodo estivo o in caso di particolari esigenze, l’amministratore può richiedere ai condomini l’autorizzazione per un periodo di riposo.
Per ottenere tale concessione, il soggetto è tenuto a informare con largo anticipo l’assemblea in merito alle date in cui sarà assente e alle motivazioni, specificando anche la modalità di gestione di eventuali urgenze. Questo implica la designazione di un sostituto temporaneo o la predisposizione di un piano di continuità per garantire che tutte le attività condominiali continuino ad essere svolte senza interruzioni.
2 - Quali sono gli obblighi da adempiere prima di andare in ferie?
Dato che le ferie non sono regolamentate ma concesse volontariamente da parte dell’assemblea condominiale, l’amministratore è comunque tenuto a rispettare dei precisi obblighi al fine di consentire una gestione efficiente e continua del condominio durante la sua assenza. In un complesso immobiliare, gli imprevisti sono all’ordine del giorno: diverbi, guasti agli impianti, allagamenti e malfunzionamento degli ascensori sono solo alcune delle situazioni alle quali può essere necessario far fronte.
Proprio per questo motivo è importante che, prima di concedersi un periodo di pausa, l’amministratore dovrebbe:
- verificare che tutti gli impianti siano funzionanti;
- saldare bollette in scadenza e pagamenti dovuti ai fornitori;
- fornire un elenco completo dei recapiti di fornitori e professionisti da contattare in caso di emergenze o guasti improvvisi.
Inoltre, nel caso di amministratore di condominio in conflitto di interessi, sarebbe opportuno risolvere tale situazione prima di partire per le ferie, in modo da evitare qualsiasi forma di disaccordo o malinteso durante il periodo di assenza. Queste misure aiutano a mantenere la fiducia dei condomini e assicurano un clima sereno nell’intero condominio.
2.1 - Obbligo di reperibilità dell’amministratore
Una volta accordate le ferie da parte dell’assemblea, l’amministratore può concedersi un periodo di riposo, durante il quale però, è comunque tenuto a rimanere reperibile. Tra i suoi doveri rientrano quelli relativi alle attività di gestione ordinaria e straordinaria; di conseguenza, in caso di urgenza, i condomini devono poter contattare l’amministratore e richiedere il suo intervento.
Come previsto anche dal Codice civile, gli inquilini devono quindi disporre della cosiddetta targa di reperibilità, contenente generalità, domicilio e recapiti, anche telefonici, dell’amministratore o del suo sostituto, affissi in un luogo di accesso al condominio o di maggior uso comune.
2.2 - Adeguata gestione dei documenti
Un altro aspetto da non tralasciare ha a che fare con i documenti condominiali: è importante che l’amministratore regolarizzi tutta la documentazione che potrebbe servire durante la sua assenza, mantenendola aggiornata, organizzata e facilmente accessibile.
Tra i documenti più importanti da rivedere prima di concedersi un periodo di pausa:
- registri contabili;
- contratti con i fornitori;
- documentazione legale: regolamento condominiale, verbali di assemblea, atti notarili.
Predisporre un riepilogo dettagliato delle attività in corso, delle scadenze imminenti e dei contatti di riferimento permette di evitare l’insorgenza di spiacevoli problematiche e contribuisce a mantenere un clima di fiducia e trasparenza all’interno della comunità condominiale.
3 - Amministratore in ferie: la nomina del sostituto
Secondo la legge, è possibile nominare un sostituto dell’amministratore di condominio nel caso in cui quest’ultimo vada in ferie o sia assente per altri motivi. In questo modo è possibile garantire che le attività ordinarie e straordinarie del condominio non subiscano interruzioni significative e che eventuali emergenze possano essere gestite tempestivamente.
L’art. 1717 del Codice civile italiano stabilisce che la nomina del sostituto non può avvenire in modo autonomo da parte dell’amministratore, ma deve essere autorizzata dall’assemblea condominiale e deve risultare necessaria per l'adempimento dell'incarico. In alcuni casi è possibile che i condomini autorizzino l’amministratore a farsi sostituire da un terzo, senza specificare la persona.
3.1 - Quali sono i doveri del sostituto dell’amministratore?
Quando si nomina un sostituto dell’amministratore di condominio è importante chiarire sin da subito, in modo chiaro e preciso, le responsabilità e le competenze richieste. Generalmente al soggetto in carica, seppur temporanea, è richiesto di assumere tutte le funzioni previste normalmente dall’incarico.
Nel caso in cui la sostituzione non era stata prevista e/o autorizzata dall’assemblea, l’amministratore condominiale è ritenuto responsabile di eventuali problemi insorti durante la sua assenza.
3.2 - Perché sarebbe meglio rimandare le questioni meno urgenti e aspettare il ritorno dell’amministratore?
Nel caso di situazioni importanti da gestire sarebbe bene attendere il rientro dell’amministratore dal suo periodo di riposo in quanto egli possiede una conoscenza più dettagliata del condominio e delle sue dinamiche interne. In questo modo è possibile evitare decisioni affrettate o non ben ponderate e far sì che eventuali problematiche siano affrontate con competenza e nel rispetto delle normative vigenti.
L’amministratore, grazie alla sua esperienza, è in grado di valutare le situazioni sotto diversi punti di vista, considerando gli interessi di tutti i condomini e garantendo una gestione equilibrata e trasparente. In questo modo è possibile promuovere un ambiente armonioso e ben organizzato oltre che una maggiore fiducia nei confronti dell’operato del soggetto in carica.
Le ragioni per cui i prezzi delle case torneranno a salire in tutto il mondo
Le ragioni per cui i prezzi delle case torneranno a salire in tutto il mondo
È in corso un nuovo ciclo rialzista del settore immobiliare? Ad aprile, l’indice dei prezzi immobiliari a livello mondiale, esclusa la Cina, è aumentato di oltre il 3% su base annua. I prezzi delle case negli Stati Uniti sono più alti del 6,5% rispetto a un anno fa, quelli in Australia sono aumentati del 5%, mentre in Portogallo sono alle stelle. In altri Paesi, il mercato sembra sorprendentemente forte, considerando i tassi di interesse elevati.
Questi dati arrivano dopo un periodo difficile in cui è stato necessario adeguarsi all’inflazione. I prezzi sono scesi del 20% in Canada, Germania e Nuova Zelanda. Sono lontani dai massimi in alcune città americane, tra cui San Francisco e Phoenix. Nel frattempo, i tassi di interesse e i costi dei mutui più alti hanno reso le persone sempre più preoccupate per le spese della casa: la percentuale di cittadini britannici che afferma di trovare “molto difficile” o “un po’ difficile” pagare l’affitto o il mutuo è aumentata dal 24% inizio 2022 al 41% attuale.
Nonostante ciò, sorprende come le cose non siano state ancora più difficili. Dal suo punto più basso nel 2021, il tasso su un tipico mutuo trentennale negli Stati Uniti è aumentato di circa quattro punti percentuali. La teoria generale derivata dalla letteratura accademica indicava che i prezzi nominali delle case sarebbero scesi dal 30% al 50%. Ma in realtà sono appena diminuiti in termini nominali. In termini reali (cioè adeguati all’inflazione), i prezzi globali delle case sono scesi del 6% rispetto al loro picco, ma ciò li colloca in linea con la loro tendenza pre-pandemia. Questa crisi è una delle più brevi della storia, poiché è durata solo pochi mesi, sottolinea The Economist.
Alcuni esperti temono che i tassi elevati finiranno per innescare un vero e proprio crollo. Negli Stati Uniti nel loro complesso, la percentuale di mutui in default non è mai stata così bassa, pari all’1,7%, rispetto a oltre l’11% al culmine della crisi finanziaria globale del 2007-2009. Altrove, la situazione sembra essere altrettanto favorevole. In Nuova Zelanda, il Paese sviluppato più colpito dalla crisi immobiliare, gli arretrati sono in linea con la norma pre-pandemia. Ad eccezione della Germania, anche nella zona euro ci sono meno difficoltà.
1 - Aumento dei mutui fissi
Gli esperti spesso sottolineano l’impressionante resilienza del mercato immobiliare statunitense grazie al suo sistema ipotecario, che si basa fortemente su tassi fissi a lungo termine. Altri Paesi si sono recentemente mossi in questa direzione “stile americano”. I mutui a tasso fisso proteggono i proprietari di case da tassi più alti, il che significa meno svendite che possono far scendere i prezzi delle case. Danno inoltre ai proprietari di immobili un forte incentivo a non trasferirsi, perché in tal caso dovrebbero ottenere un nuovo mutuo, probabilmente a un tasso di interesse più elevato.
Ma i mutui a tasso fisso non sono l’unico motivo che spiega la resilienza del mercato immobiliare e della recente crescita dei prezzi. Dopotutto, le nuove richieste di mutui rimangono ragionevolmente importanti in gran parte del mondo, anche se sono scese dai massimi pandemici.
La National Association of Realtors (NAR) non trova prove che i tassi di interesse più elevati stiano dissuadendo le persone dall’acquistare una prima casa o dal trasferirsi in una nuova. Secondo una recente ricerca, solo l’8% ha affermato che “ottenere un mutuo” è stato uno dei “passi più difficili” nel processo di acquisto di una casa, in leggero aumento rispetto al 7% del 2021.
Ci sono altri tre fattori che potrebbero spiegare perché i prezzi delle case sono tornati a salire: l’immigrazione, i sacrifici dei titolari dei mutui e la forza dell’economia.
2 - Arrivo di più immigrati nelle principali economie
La popolazione nata al di fuori delle economie più forti aumenta di circa il 4% anno dopo anno, il tasso più alto mai registrato nella storia. I dati ufficiali su cui si basano questi calcoli probabilmente sottostimano il cambiamento, poiché anche l’immigrazione clandestina è aumentata, soprattutto negli Stati Uniti. Ciò, a sua volta, sta facendo salire sia i prezzi delle case che quelli degli affitti, afferma Mark Zandi della società di consulenza Moody's Analytics, poiché i nuovi arrivati hanno bisogno di un posto dove vivere. Le stime di Goldman Sachs implicano che l’attuale tasso di migrazione netto annualizzato di 500.000 persone in Australia aumenterà i prezzi delle case di circa il 5%.
3 - Tagli alle spese familiari
Ci sono poi i sacrifici delle famiglie. Le persone nel mondo sviluppato stanno affrontando l’aumento dei costi dei mutui tagliando altre spese. Un recente sondaggio di YouGov ha rilevato che in Gran Bretagna un titolare su cinque di mutui a tasso variabile afferma di voler effettuare “grandi” tagli alla spesa delle famiglie, anche se chi ha stipulato contratti a tasso fisso è meno “spaventato”. Un recente rapporto della Banca centrale norvegese ha inoltre osservato che molte famiglie “hanno attinto ai risparmi accumulati” per ripagare i debiti.
I mutui a lungo termine contribuiscono a dilazionare i pagamenti, sacrificando il benessere futuro per ridurre le rate dei mutui correnti. Il governo canadese ha recentemente annunciato che estenderà il periodo di rimborso di alcuni prestiti garantiti dallo Stato da 25 a 30 anni.
L’agenzia di informazione creditizia Centrix sottolinea che il 6,4% dei mutui neozelandesi firmati lo scorso anno durerà più di 30 anni, rispetto al 2,3% del 2020. La Banca d’Inghilterra ha recentemente osservato che in Gran Bretagna “la tendenza verso mutui ipotecari a lungo termine è continuata” , tanto che per il 40% dei nuovi mutui “i mutuatari avrebbero superato l'attuale età pensionabile statale alla scadenza del loro mutuo”.
4 - Miglioramento dell'economia
Un altro fattore importante è quello legato all’attuale situazione economica. È vero che le famiglie pagano di più in termini di interessi, ma guadagnano anche di più. Alcuni beneficiano di maggiori interessi attivi sui loro risparmi, che nell’Ue sono aumentati quasi 10 volte di più rispetto ai pagamenti degli interessi dal 2020.
A differenza di quanto accaduto nell’Ue dopo la crisi immobiliare del 2007-2009, anche il mercato del lavoro sta aiutando. Dal 2021, i salari medi nel mondo sviluppato sono aumentati di circa il 15%, mentre la disoccupazione rimane vicina al minimo storico. In ogni Paese per il quale possiamo trovare dati, gli aumenti del reddito da lavoro delle famiglie negli ultimi anni superano di gran lunga gli aumenti dei costi degli interessi. A nessuno piace pagare mutui più alti, ma la stragrande maggioranza delle persone può permetterseli, secondo The Economist.
Pertanto, non sorprenderà vedere i prezzi delle case continuare a salire. Alcune banche centrali hanno già iniziato a tagliare i tassi di interesse mentre l’inflazione diminuisce. La Federal Reserve americana farà lo stesso entro la fine dell’anno. Nel mondo sviluppato, la crescita salariale rimane abbastanza buona. Il calo dell’inflazione darà ai titolari di mutui ulteriore respiro. E qualsiasi aumento della domanda di alloggi si scontrerà con un’offerta limitata.
COME SONO FATTE LE ZANZARIERE A CARRARMATO? COSA SONO E QUANDO SCEGLIERLE
COME SONO FATTE LE ZANZARIERE A CARRARMATO? COSA SONO E QUANDO SCEGLIERLE
Le zanzariere a carrarmato sono diventate una scelta popolare per chi cerca una protezione affidabile contro gli insetti senza rinunciare al design e alla comodità. Grazie alla loro struttura innovativa, queste zanzariere eliminano gli ostacoli fisici, rendendo ogni movimento sicuro e fluido, ideale soprattutto per famiglie con bambini o anziani.
Cosa sono esattamente?
Una zanzariera a carrarmato si distingue per l’assenza di una barra di scorrimento inferiore, sostituita da cingoli che ne facilitano l’apertura e la chiusura. Questo design non semplifica solo l’uso della zanzariera, ma migliora anche la protezione da insetti di dimensioni maggiori e accumuli di sporco. Le zanzariere a carrarmato si installano facilmente, senza la necessità di forare i muri e senza il bisogno di ampi spazi di manovra. Vediamo insieme quali sono le soluzioni migliori disponibili sul mercato.
Modelli di zanzariere a carrarmato sul mercato
Zanzariera laterale per porta senza guida: Ideale per chi necessita di un passaggio frequente, con un sistema di attacco magnetico per un’installazione rapida e un cingolo chiuso per massima protezione.
Zanzariera “minimal”: La soluzione minimale che si adatta perfettamente a porte con spazi ristretti, senza necessità di forature per il montaggio. È particolarmente indicata per porte con poco spazio di montaggio.
Zanzariera con fissaggio biadesivo: ottimizza lo spazio e offre massima facilità di utilizzo con il suo sistema di fissaggio biadesivo (si installa senza viti), è ideale sia per porte che finestre.
Zanzariera a telo: combina ergonomia e protezione con un telo sempre teso e senza barriere architettoniche, anche in questo caso è facile da montare e da utilizzare.
I vantaggi delle zanzariere a carrarmato
Le zanzariere a carrarmato offrono numerosi benefici, a partire dalla loro facile installazione che spesso non richiede forature, fino alla loro praticità d’uso grazie all’assenza di barriere fisiche al pavimento. Inoltre, la possibilità di arrestare la barra maniglia in qualsiasi posizione elimina i rischi associati ai tradizionali sistemi a molla, aumentando la sicurezza e il comfort d’uso.
Le zanzariere a carrarmato sono dunque una scelta eccellente per chi cerca una soluzione pratica, sicura e esteticamente gradevole per proteggere la propria casa dagli insetti. Grazie alla varietà di modelli disponibili e ai loro numerosi vantaggi, è possibile trovare l’opzione che meglio si adatta alle proprie esigenze e al proprio stile di vita, garantendo una protezione efficace senza compromettere l’accessibilità o il design degli ambienti domestici.
COME SARÀ LA NUOVA STAZIONE DI MILANO-MIND
COME SARÀ LA NUOVA STAZIONE DI MILANO-MIND
Prende forma il progetto della stazione di Milano-MIND, il nuovo hub di mobilità destinato a rivoluzionare gli spostamenti urbani. Situata strategicamente sulla linea ferroviaria Milano-Varese, tra Rho Fiera e Milano Certosa, la stazione è progettata per rispondere alle crescenti esigenze di un’area in rapida espansione.
Pensata per facilitare i movimenti quotidiani di oltre 45.000 persone, la stazione collegherà efficacemente il nuovo distretto MIND (Milano Innovation District) con il vivace quartiere di Cascina Merlata. Un progetto ambizioso che promette di trasformare il volto della mobilità metropolitana, rendendo più agevoli e sostenibili gli spostamenti.
Il progetto e le collaborazioni
Il progetto della stazione Milano-Mind è frutto di una convenzione tra Rete Ferroviaria Italiana (RFI), il Comune di Milano, la Regione Lombardia e Arexpo Spa.
Con un costo complessivo di 33,5 milioni di euro, di cui 10 milioni a carico del Comune di Milano e 23,5 milioni finanziati tramite il Contratto di Programma Investimenti tra il MIT e RFI, la stazione è destinata a diventare un nodo vitale per il trasporto pubblico della città.
Stazione MIND di Milano: struttura e servizi
La stazione MIND di Milano è stata progettata dallo studio CREW Cremonesi Workshop. Lo studio ha sviluppato il progetto per rispondere alle esigenze di un’area in piena trasformazione urbana, creando una stazione che integra funzioni e servizi pensati per migliorare la mobilità e l’accessibilità della zona.
La nuova fermata includerà una banchina coperta collegata da scale fisse, mobili e ascensori alla passerella MIC, garantendo così un’accessibilità ottimale. L’edificio della stazione sarà dotato di atrio, sala d’attesa e servizi per i viaggiatori, creando un ambiente confortevole e funzionale per tutti gli utenti.
Promozione della mobilità sostenibile
All’esterno, ci sarà una velostazione, con l’obiettivo di promuovere l’uso della bicicletta.
Una rampa permetterà di attraversare in sicurezza i binari, superando il dislivello tra la piazza e la passerella MIC, e garantirà la connessione all’itinerario ciclabile comunale verso Cascina Merlata. Saranno inoltre previste aree dedicate per taxi e parcheggi, migliorando ulteriormente la connettività e l’accessibilità della stazione.
Un nodo strategico per il futuro
La nuova stazione di Milano-Mind si inserisce in un’area strategica in continua espansione. Attualmente, l’area ospita circa 10.000 presenze giornaliere grazie a strutture come il nuovo ospedale Galeazzi, il centro di ricerca Human Technopole e il Merlata Bloom.
Con l’apertura del nuovo Campus scientifico dell’Università Statale di Milano nel 2027, si prevede che la presenza quotidiana aumenterà di ulteriori 23.000 persone tra studenti, docenti e ricercatori.
Quando inizieranno i lavori per la stazione
I lavori per la realizzazione della stazione MIND-Merlata a Milano sono stati avviati nel settembre 2023, grazie a un finanziamento di 14 milioni di euro destinato al potenziamento del sistema di trasporto pubblico nell’area nord-ovest della città.
L’inaugurazione della nuova stazione è prevista per il 2026, in concomitanza con il completamento di altre importanti opere nell’area del Milano Innovation District.
COME CONSERVARE FRUTTA E VERDURA IN CASA D’ESTATE
COME CONSERVARE FRUTTA E VERDURA IN CASA D’ESTATE
L’estate è il periodo in cui frutta e verdura sono più abbondanti e gustose. Tuttavia, le alte temperature possono accelerarne il processo di maturazione e deterioramento, rendendo difficile mantenere freschi questi alimenti essenziali. Conservare correttamente frutta e verdura non solo permette di prolungarne la freschezza, ma aiuta anche a ridurre gli sprechi alimentari e a garantire un apporto costante di nutrienti.
Scopriamo dunque quali sono le tecniche e i consigli pratici su come conservare frutta e verdura in casa in estate, per godere al meglio dei doni della natura in ogni momento della giornata.
Come conservare le verdure in estate?
Ecco le migliori tecniche per conservare le verdure in estate:
- Zucchine e melanzane
Il modo migliore per conservare verdure come zucchine e melanzane in estate è tenerle in frigorifero o in cantina, e lavarle esclusivamente nel momento in cui si ha intenzione di cucinarle. Ci sono poi altri metodi per conservare le zucchine e le melanzane in estate, ovvero riponendole già cotte. Ad esempio, possono essere cucinate e messe sott’olio in comodi barattoli, oppure affettate molto sottili ed essiccate al sole.
- Cipolle, patate e aglio
Ci sono poi delle verdure che, soprattutto con le temperature dell’estate, tendono a germogliare velocemente: stiamo parlando di cipolle, patate e aglio. Per conservarle al meglio, è preferibile tenerle in cantina o, se non si ha a disposizione un ambiente del genere, nello spazio più fresco della dispensa. Un ulteriore consiglio è procurarsi dei sacchetti di carta o delle cassette di legno per riporle, in modo da poterle ripararle il più possibile da luce o calore.
- Pomodori
Un altra verdura (o frutto, se si vuole essere più precisi, dal momento che contiene semi al suo interno e cresce dal fiore della pianta di pomodoro) che è importante conservare in maniera corretta durante l’estate è il pomodoro: è preferibile evitare di riporlo in frigorifero, in quanto le basse temperature e l’umidità possono farlo marcire più velocemente. Per questo, meglio optare per un luogo asciutto, cercando di evitare la luce diretta del sole. In questi casi possono essere molto utili dei contenitori che permettono la circolazione dell’aria, come dei cesti, evitando la plastica.
- Insalata
La verdura che più spesso viene gettata e sprecata è probabilmente l’insalata: essa, infatti, spesso a causa delle abitudini scorrette di conservazione, tende ad appassire molto rapidamente, e per questo è necessario conoscere alcuni consigli che permettono di conservare l’insalata in estate al meglio. La tecnica migliore, in questo senso, è mantenere l’insalata all’asciutto, lontana dai luoghi freschi e umidi che possono favorire alla formazione di muffa. Per fare ciò, è possibile spostare l’insalata in un contenitore di vetro con un foglio di carta da cucina assorbente sul fondo, così che questo possa assorbire l’umidità.
Come conservare la frutta in estate?
- Pesche e albicocche
Anche la frutta necessità di alcuni accorgimenti mirati per una migliore conservazione: per quanto riguarda pesche e albicocche, se queste non sono ancora mature bisogna evitare di riporle in frigorifero, in quanto in questo modo la loro maturazione non avverrebbe in modo corretto. Per questo motivo, è sempre preferibile conservare pesche e albicocche a temperatura ambiente. Solo raggiunta la loro maturazione allora potranno essere tranquillamente riposte in frigorifero.
- Anguria
Alcuni la conoscono meglio con il nome di cocomero, ma l’anguria è un altro frutto che ha bisogno di alcune accortezze al fine di essere efficacemente conservato. Ad esempio, quando è intera, l’anguria dovrebbe essere conservata in un luogo fresco e asciutto, ad esempio la cantina. Nel momento in cui questa viene tagliata, il modo migliore per conservare le fette senza che queste si rovinino o deteriorino è privarle della buccia e formare dei piccoli cubetti. Questi cubetti di anguria possono poi essere trasferiti in uno scolapasta, così che l’aria possa comunque circolare, e disposti in frigorifero.
- Ciliegie
A differenza degli altri frutti, per conservare le ciliegie in estate la tecnica migliore è ricorrere al frigorifero. Meglio evitare le ciotole di plastica, in favore di contenitori di vetro o ceramica. Un altra tecnica da utilizzare per conservare le ciliegie in estate è lavare esclusivamente la porzione che si intende mangiare, così da evitare che l’umidità ne acceleri eccessivamente il processo di maturazione.
- Banane
Nel caso delle banane, invece, per evitare che maturino troppo rapidamente, è importante evitare di tenerle nello stesso cesto in cui si conservano le mele, in quanto queste ultime rilasciano un gas che accelera la maturazione, ovvero l’etilene. Le banane dovrebbero essere conservate a temperatura ambiente, dunque è da evitare il frigorifero. Un altro modo per conservare le banane in estate è tagliarle a fettine e metterle nel congelatore, così da poterle conservare a lungo per preparare gustosi e sani gelati e frullati.
- Melone
I meloni maturi, per poter essere conservati a lungo, possono essere riposti in frigorifero, dove per circa una settimana rimarranno nella loro condizione ottimale. Una volta che il melone viene aperto e tagliato, è preferibile conservarlo sempre in frigorifero, ma utilizzando un contenitore ermetico in vetro, per poi essere consumato al massimo nel giro di due giorni.
- Fragole e lamponi
Altri frutti soggetti a un deterioramento veloce sono fragole, lamponi e frutti di bosco, soprattutto se conservati in frigorifero. Un metodo cui ricorrere per prolungarne la durata, soprattutto in estate, è la termoterapia, la quale consiste nell’immergere i frutti in acqua calda a circa 50°C per 30 secondi, per poi sciacquarli con delicatezza e riporli nel frigorifero. Per quanto riguarda le fragole, un altro trucchetto per conservarle al meglio in estate è irrorarle con del succo di limone.
Il Decreto Salva Casa 2024 pubblicato in Gazzetta Ufficiale: in vigore dal 30 maggio
Il Decreto Salva Casa 2024 pubblicato in Gazzetta Ufficiale: in vigore dal 30 maggio
Il decreto legge 29 maggio 2024 n. 69, altrimenti noto come Decreto Salva Casa, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. L'entrata in vigore del decreto Salva Casa è fissata a partire dal 30 maggio 2024. La norma come è noto reca “disposizioni urgenti in materia di semplificazione edilizia e urbanistica”, con l’obbiettivo di sanare piccole irregolarità nelle case degli italiani e sbloccare alcune situazioni che rendono difficoltosa la compravendita di abitazioni, in un periodo in cui il fabbisogno abitativo si va facendo sempre più problematico. Ecco quindi cosa prevede il Decreto Salva Casa 2024 pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
1 - Decreto salva casa, il testo
L’obiettivo del testo del Decreto salva casa è favorire il recupero edilizio di appartamenti la cui compravendita è bloccata da alcune normative che non ne consentono la vendita, per facilitare il mercato immobiliare e venire incontro al fabbisogno abitativo sempre più crescente.
Il decreto interviene solo nelle casistiche di minore gravità, incidendo sulle cosiddette lievi difformità. Non si tratta quindi di un condono edilizio. In particolare interviene sulle difformità
- su quelle formali derivanti da incertezze interpretative della disciplina vigente rispetto alla dimostrazione dello stato legittimo dell’immobile;
- sulle difformità edilizie delle unità immobiliari, risultanti da interventi spesso stratificati nel tempo, realizzati dai proprietari dell’epoca in assenza di formale autorizzazione;
- sulle parziali difformità che potevano essere sanate all’epoca di realizzazione dell’intervento, ma non sanabili oggi, a causa della disciplina della cd. “doppia conformità”.
2 - Decreto salva casa, cambio destinazione d'uso
Ma cosa prevede il testo del decreto Salva Casa? Tra le disposizioni principali, si semplifica il cambio di destinazione d'uso delle singole unità immobiliari, nel rispetto delle normative di settore e delle condizioni comunali.
In particolare, per gli interventi realizzati entro il 24 maggio 2024, il mancato rispetto dei parametri di altezza, distacchi, cubatura, superficie coperta e simili non costituisce violazione edilizia se resta entro i limiti:
- del 2 per cento delle misure previste dal titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile superiore ai 500 metri quadrati;
- del 3 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile compresa tra i 300 e i 500 metri quadrati;
- del 4 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile compresa tra i 100 e i 300 metri quadrati;
- del 5 per cento delle misure previste nel titolo abilitativo per le unità immobiliari con superficie utile inferiore ai 100 metri quadrati.
Per gli interventi realizzati entro il 24 maggio 2024, costituiscono anche tolleranze esecutive , il minore dimensionamento, la mancata realizzazione di elementi non strutturali, le irregolarità esecutive di muri esterni ed interni e l’ ubicazione non conforme delle aperture interne e di altri elementi simili.
3 - Le verande in edilizia libera
Secondo il decreto salva casa sono da considerare in edilizia libera:
- le vetrate panoramiche amovibili (VePA) anche per i porticati rientranti all'interno dell'edificio
- le opere di protezione dal sole e dagli agenti atmosferici la cui struttura principale sia composta da tende anche a pergola, addossate o annasse agli immobili, purché non determino spazi stabilmente chiusi e non abbiano un impatto visivo e ingombro apparentemente disarmonici
4 - Decreto salva casa e silenzio assenso
Il decreto inoltre semplifica le procedure vigenti: è introdotto il regime di silenzio-assenso, principio particolarmente rilevante e che va nella direzione della massima semplificazione. Significa che se l’Amministrazione non risponde nei tempi previsti l’istanza del cittadino è accettata. Infine si introduce la possibilità di installare tende e strutture di protezione dal sole e da eventi atmosferici, in regime di edilizia libera.
La norma mira anche a decongestionare gli uffici tecnici comunali sepolti da migliaia di pratiche. Il provvedimento prevede sanzioni che sono proporzionali all’aumento di valore dell’immobile e potranno essere utilizzate, tra l’altro, nella misura di 1/3, per progetti di recupero e rigenerazione urbana.
5 - Norma salva Milano assente
Nel testo, come già annunciato lo scorso 17 maggio, non c’è la cosiddetta norma Salva-Milano per alcune ristrutturazioni edilizie del capoluogo lombardo su cui si è acceso l’interesse della Procura. L’idea di Salvini, già condivisa con il sindaco Giuseppe Sala, è di intervenire in fase di conversione del testo.
QUAL È LA DIFFERENZA TRA UN ANTIFURTO NEBBIOGENO E UNO FUMOGENO?
QUAL È LA DIFFERENZA TRA UN ANTIFURTO NEBBIOGENO E UNO FUMOGENO?
Gli antifurto nebbiogeni e quelli a fumogeno sono due strumenti di sicurezza per proteggere la casa e gli ambienti dai furti.
Utilizzano due sistemi differenti, quindi comprendere come funzionano e quali sono le loro differenze è fondamentale per scegliere l’allarme più adatto alle proprie esigenze. Ecco cosa sapere prima di sceglierne uno.
Come funziona l’antifurto nebbiogeno?
L’antifurto nebbiogeno è un dispositivo collegato a un sistema di allarme. Quando scatta l’allarme, il nebbiogeno riceve l’impulso dalla centrale antifurto, e produce in pochi secondi una nebbia impenetrabile, rendendo impossibile qualunque tentativo di furto.
È composto da un contenitore installato a soffitto o a parete, che include una caldaia, una batteria e una riserva di liquido, generalmente una miscela di acqua e glicole alimentare. Questo liquido, una volta riscaldato, si trasforma in una nebbia densa e sicura per persone, animali e oggetti, inoltre non lascia tracce residue.
La nebbia può impedire la visibilità per decine di minuti, costringendo i malintenzionati a fuggire.
Come funziona l’antifurto fumogeno?
L’antifurto fumogeno protegge l’ambiente rilasciando una densa nuvola di fumo prodotta da un apposito generatore. Quando il sistema rileva un’intrusione dall’esterno dell’abitazione, rilascia particelle solide o liquide nell’aria, creando una barriera visiva.
Il generatore di fumo si attiva immediatamente dopo aver rilevato movimenti sospetti, producendo una nuvola che ostacola la visibilità dei ladri.
A differenza della nebbia del sistema nebbiogeno, il fumo può lasciare residui e odori all’interno dell’ambiente una volta disperso. Inoltre, richiede una significativa areazione per essere completamente rimosso.
Sembrano due sistemi quasi identici, ma l’antifurto a nebbiogeno e quello con fumogeno sono molto differenti, soprattutto per la sicurezza degli animali e delle persone.
COME SCEGLIERE UN ANTIFURTO PER LA CASA: GUIDA ALLE DIVERSE TIPOLOGIE
COME SCEGLIERE UN ANTIFURTO PER LA CASA: GUIDA ALLE DIVERSE TIPOLOGIE
Uno dei temi che, da sempre, gli italiani sentono particolarmente vicino e importante è quello che riguarda la sicurezza della propria abitazione. La tutela della casa di proprietà – sia essa ubicata nel centro storico di una grande città, nella periferia residenziale o nelle campagne extra urbane – è un elemento prioritario nella scala gerarchica di cittadini e famiglie.
Per questo motivo, molte persone si rivolgono a esperti e specialisti per scegliere quale tipologia di sistema antifurto acquistare per tenere alla larga ladri e malintenzionati. Scopriamo insieme quali sono i fattori da valutare prima di procedere con l’installazione.
Sistema antifurto per la casa: cosa valutare
La metratura della propria abitazione, la dislocazione su uno o più piani, la presenza di spazi esterni (come il giardino o la veranda) e la tipologia di contesto in cui è inserita – sia esso il centro abitato, il quartiere o il vicolo – sono elementi da considerare prima di scegliere il sistema di allarme più consono alle proprie esigenze.
Allo stesso modo è sempre bene valutare quali potrebbero essere i punti di accesso finiti nel mirino dei malintenzionati: al di là delle classiche porte e finestre, ci riferiamo anche a ingressi secondari di scantinati e soffitte con sbocchi esterni.
Le principali tipologie di allarme per la propria casa
Tenendo conto che, al giorno d’oggi, tutti i sistemi di allarme possono essere collegati h24 a diversi numeri di telefono (quelli dei proprietari, ma anche quelli delle Forze dell’Ordine se lo si ritiene opportuno), ecco le principali tipologie di antifurto che è possibile installare nella propria abitazione:
- Antifurto cablato
Denominato anche sistema di allarme filare per la presenza di cavi elettrici nascosti nelle tubature delle pareti, ha il vantaggio di poter coprire un’abitazione di dimensioni anche molto grandi.
L’inconveniente, invece ,riguarda l’impossibilità di spostare e modificare l’impianto elettrico, che dunque rimane quello una volta installato.
- Antifurto wireless
Installabile ovunque e facile da spostare all’occorrenza, l’antifurto wireless vigila sull’eventuale presenza di malviventi in casa grazie ad un sistema di telecamere e sensori che non necessitano di cavi elettrici per funzionare.
Ideale per le abitazioni più piccole, ha lo svantaggio di dipendere dalla presenza di segnale: nelle aree in cui prende poco, c’è il rischio di malfunzionamenti.
- Antifurto misto
Il sistema misto integra il classico antifurto domestico alimentato a corrente con un impianto wireless che – seguendo la logica – può essere utilizzato per coprire le aree esterne della casa che non possono essere raggiunte da cavi e filamenti.
OGNI QUANTO DOVRESTI PASSARE L’ASPIRAPOLVERE PER PULIRE IL PAVIMENTO DI CASA E I TAPPETI?
OGNI QUANTO DOVRESTI PASSARE L’ASPIRAPOLVERE PER PULIRE IL PAVIMENTO DI CASA E I TAPPETI?
Desideriamo tutti una casa pulita, ma nella maggior parte dei casi non sappiamo con quale frequenza igienizzarla. Vediamo insieme quanto spesso dovresti passare l’aspirapolvere per mantenere l’ambiente domestico fresco, pulito e salubre.
Pulizia regolare
Ogni casa è diversa, quindi adatta la pulizia alle tue esigenze individuali. Osserva il livello di sporco e regola, di conseguenza, la frequenza con cui passare l’aspirapolvere.
Ricorda che un’igienizzazione regolare non solo rende l’ambiente in cui vivi più piacevole esteticamente, ma anche più salubre per te e per la tua famiglia, perché privo di allergeni. Oltre all’aspirapolvere, considera di pulire anche le altre superfici, come gli angoli, le cornici delle porte e le zone difficili da raggiungere. Inoltre, lava i tappeti periodicamente con un prodotto specifico, così da contribuire a mantenere la loro freschezza.
Aspirapolvere sul pavimento
Passare l’aspirapolvere sui pavimenti almeno una volta alla settimana è raccomandato per rimuovere la polvere, i capelli e altri detriti che si accumulano nel corso del tempo.
Tuttavia, se la tua casa è soggetta a un elevato via vai o se hai animali domestici, potrebbe essere necessario aspirare più frequentemente i pavimenti per mantenerli puliti.
Aspirapolvere sui tappeti
I tappeti tendono ad accumulare più sporco e peli di animali rispetto ai pavimenti. Pertanto, è auspicabile passare l’aspirapolvere sui tappeti almeno due volte alla settimana.
Il consiglio è di utilizzare un’aspirapolvere dotata di spazzola rotante per sollevare efficacemente lo sporco e mantenere la superficie dei tappeti pulita e fresca, senza correre il rischio di danneggiare le fibre o le frange.
Come aspirare correttamente
Ogni aspirapolvere è progettata per pulire una vasta gamma di superfici domestiche e presenta, dunque, una serie di impostazioni, che ti consentono di personalizzare le modalità di igienizzazione. Usa ogni funzione con attenzione.
Controlla la potenza di aspirazione e adattala alle superfici. Evita di selezionare un livello di aspirazione eccessivo per i tappeti, così da preservarli da possibili danni. Applica la spazzola a rullo, ideata appositamente per la pulizia di tappeti e moquette: con il suo movimento rotatorio disgrega lo sporco incrostato e lo solleva verso l’ugello di aspirazione.
Alcuni modelli di aspirapolvere consentono di regolare l’altezza della spazzola a rullo, garantendo una pulizia ancora più efficace. Ci sono, infine, accessori speciali, per raggiungere aree difficili da pulire come fessure strette, angoli o mobili alti, e funzionalità ad hoc come la regolazione della potenza di aspirazione o la modalità di pulizia programmabile.
CHIAVE ROTTA NELLA SERRATURA, CHI DEVE PAGARE SE LA CASA È IN AFFITTO?
CHIAVE ROTTA NELLA SERRATURA, CHI DEVE PAGARE SE LA CASA È IN AFFITTO?
Quando si verifica la rottura di chiave in una casa in affitto, il primo passo è consultare il contratto di locazione. È essenziale verificare se esistono clausole specifiche che trattano la sostituzione delle serrature e la ripartizione delle relative spese.
In assenza di indicazioni nel contratto, le norme del codice civile diventano il riferimento principale.
Cosa dice la legge
La legge non fornisce una regola precisa per la suddivisione delle spese legate alla sostituzione di una serratura. Tuttavia, si possono applicare i principi generali relativi alle manutenzioni e riparazioni.
Tradizionalmente, le riparazioni minori o quelle causate dall’uso normale dell’immobile sono di solito a carico dell’inquilino, mentre quelle più significative o dovute all’usura del tempo spettano al proprietario.
Situazioni specifiche
Tra queste:
- Scelta personale dell’inquilino: se l’inquilino decide di cambiare la serratura per motivi personali, senza che ci sia una necessità oggettiva, le spese sono generalmente a suo carico.
- Manomissione o danneggiamento: se la serratura è stata danneggiata da terzi, come nel caso di un tentativo di effrazione, la responsabilità può essere del proprietario, a meno che non si dimostri che l’evento rientra in un caso fortuito esonerante la responsabilità dello stesso.
- Malfunzionamento o usura: se la serratura si rompe a causa di vetustà o malfunzionamenti non legati all’uso da parte dell’inquilino, il proprietario dovrebbe coprire i costi di sostituzione.
Intervento di un fabbro
In situazioni di emergenza, come quando un inquilino rimane bloccato dentro o fuori casa a causa di una serratura guasta, l’intervento immediato di un fabbro diventa necessario. Chi paga in questi casi dipende dalla causa del malfunzionamento:
- Se il guasto è dovuto all’usura naturale, il proprietario potrebbe essere responsabile per le spese.
- Se il problema deriva dall’uso improprio o dalla negligenza dell’inquilino, quest’ultimo potrebbe dover sostenere i costi.
Consigli pratici
Per evitare disaccordi, è consigliabile che proprietari e inquilini discutano apertamente delle condizioni delle serrature e di eventuali necessità di manutenzione al momento della firma del contratto o durante ispezioni periodiche. Avere un accordo chiaro e documentato può prevenire incomprensioni e spese inaspettate.
In conclusione, determinare chi debba pagare per la sostituzione di una serratura con chiave rotta in una casa in affitto richiede un’analisi attenta del contratto di locazione, delle leggi vigenti e delle circostanze specifiche della rottura. Collaborazione e comunicazione tra inquilino e proprietario sono essenziali per gestire efficacemente tali situazioni.
Quanto costa comprare casa a Milano: tutti i prezzi zona per zona
Quanto costa comprare casa a Milano: tutti i prezzi zona per zona
Sostanzialmente fermi i prezzi immobiliari a Milano. Lo dicono le ultime analisi dell’Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa, secondo cui nel secondo semestre del 2023 i prezzi di Milano sono aumentati dello 0,1%, con una crescita complessiva dello 0,3% in tutto l’anno. Ecco le principali tendenze del real estate milanese secondo gli analisti.
1 - Milano, crescono di oltre il 2 per cento i prezzi in centro
Secondo quanto rilevato da Tecnocasa, nelle zone centrali del capoluogo lombardo si registra un incremento dei valori del 2,1%. Gli immobili in questa zona sono sempre molto e apprezzati e richiesti, in acquisto e locazione, da clienti nazionali e internazionali che sempre più scelgono Milano per vivere, lavorare e studiare. Questo specifico target esprime una domanda di elevato livello che non sempre trova sul mercato il prodotto adeguato. Al contrario quando domanda e offerta si incontrano, i prezzi aumentano e i tempi di vendita diminuiscono.
2 - Le zone più cercate per comprare casa a Milano
Per quanto riguarda gli acquisti di casa, la richiesta resta focalizzata su immobili dalle ampie metrature, oltre 200 mq, più camere da letto, dotazione di spazi esterni, piani alti. Le zone più ambite sono quelle centrali, Garibaldi, Moscova, Porta Nuova e City Life che rispondono sia alle esigenze di chi cerca immobili d’epoca sia di chi cerca soluzioni di nuova costruzione e di ultima generazione, con terrazzi, control room con sorveglianza h24 e palestra. Si segnala una maggiore difficoltà per le case più datate e per i tagli più piccoli; per questi ultimi la maggiore offerta determina tempi di vendita più lunghi. Sul versante delle compravendite si segnalano valori che possono superare anche i 15 mila euro al metro quadro.
3 - Quanto costa comprare casa a Milano zona per zona
A - Garibaldi-Porta Volta
Prezzi stabili nel quartiere di Garibaldi-Porta Volta. Il mercato appare leggermente rallentato e la domanda in lieve ribasso, anche se questo non ha ancora inciso sui prezzi. Sugli immobili di piccolo taglio si muovono prevalentemente investitori, sul restante parco immobiliare a comprare sono famiglie che desiderano migliorare la propria situazione abitativa. I prezzi più elevati, intorno a 12-13000 euro al metro quadro si registrano in Porta Nuova (via Turati, via della Moscova, piazza della Repubblica), dove c’è bassa offerta e una domanda sostenuta da professionisti e imprenditori alla ricerca, spesso, di ultimi piani con terrazzo. Intorno alla metro di Moscova (via Solferino, via della Moscova tratto più vicino all’omonima fermata della metropolitana) i prezzi scendono intorno a 9000-10000 euro al metro quadro. Prezzi simili a ridosso di piazza Gae Aulenti (via Carlo de Cristoforis). Nell’area intorno alla Fondazione Feltrinelli prevalgono gli stabili di ringhiera e i prezzi si aggirano intorno a 7000 euro al metro quadro. Sono i piccoli tagli ad andare sul movimentato corso Como, mentre si registra più resistenza nell’acquisto di tagli più grandi, spesso ricercati da famiglie.
B - Porta Romana - Crocetta
Invariati i valori nell’area di Porta Romana-Crocetta dove gli acquirenti interessati all’acquisto della prima casa sembrano meno spaventati da inflazione e tassi alti. Si nota una contrazione della domanda per investimento, soprattutto se finalizzata alla realizzazione di short rent. Sono andati maggiormente i tagli più grandi, superiori a 90 mq, acquistati da famiglie che desiderano migliorare la propria situazione abitativa; le metrature più piccole sono spesso acquistate da genitori per i figli che studiano e lavorano in città. I prezzi del nuovo si aggirano intorno a 10-12 mila euro al metro quadro mentre per le soluzioni ristrutturate i valori oscillano intorno a 8000-8500 euro al metro quadro con punte di 10 mila euro al metro quadro sulle piazze principali. Si segnala un rallentamento sul mercato delle locazioni: i canoni sono considerati a volte troppo elevati e i tempi di locazione aumentano. Un bilocale può arrivare anche a 1500 euro al mese.
C - Corso Genova – De Amicis - Tortona
Prezzi ancora in leggero aumento nell’area di corso Genova-De Amicis e stabili in Solari-Sant’Agostino e Tortona-Savona. Tengono bene le soluzioni in buono stato, ristrutturate o nuove, mentre ci sono difficoltà per quelle da ristrutturare così come per i piani terra e piani alti senza ascensore per i quali occorre una maggiore gestione del prezzo. In generale si nota un aumento dei tempi di vendita e una maggiore riflessione da parte dei potenziali acquirenti. Si registrano ancora acquisti da parte di chi compra per fare casa vacanza, ma l’abbondante offerta sta contraendo i rendimenti e induce a una maggiore riflessione. Nella zona di Savona-Tortona-Porta Genova i prezzi sono decisamente più contenuti, intorno a 6000 euro al metro quadro. Non ci sono importati variazioni di prezzo sulla zona più signorile di via De Amicis, via Ariberto e via Ausonio dove, per immobili signorili di pregio, si toccano valori di 7000-8000 euro al metro quadro con punte di 9 mila euro al metro quadro per quelle nuove in viale Papiniano e via Ausonio. Sul mercato delle locazioni si segnala un aumento dei canoni di locazione a causa della bassa offerta. Per un bilocale arredato si spendono mediamente 1000-1200 euro al mese e si stipulano soprattutto contratti di tipo transitorio.
D - Vercelli- Lorenteggio
La macroarea Vercelli-Lorenteggio segue con una crescita dei prezzi dell’1,6% in seguito all’aumento dei quartieri di Lorenteggio-Frattini e Tolstoj. Nella zona di Lorenteggio-Frattini soffrono soprattutto le tipologie da ristrutturare, per le quali occorre più tempo prima di concludere la compravendita, quasi sempre a prezzi più bassi. Tengono al contrario le soluzioni in buono e ottimo stato, acquistate da giovani coppie, single e famiglie che desiderano realizzare acquisti migliorativi. Sembra essere terminata l’influenza positiva sui prezzi che derivava dalla realizzazione della metropolitana. Intorno a piazza Frattini i prezzi di un buon usato sono arrivati intorno a 4000 euro al metro quadro, motivo per cui molti potenziali acquirenti si stanno spostando verso l’area di piazza Tirana, dove prevalgono le soluzioni popolari ex Aler e le case costano 2000 euro al metro quadro con punte massime di 2500 euro al metro quadro. Parliamo di un’area che, con i futuri lavori della metropolitana per la stazione di San Cristoforo e diversi interventi di nuova costruzione, potrebbe migliorare notevolmente. Il nuovo costa da 3500 a 4000 euro al metro quadro fino a 5000 € al mq.
E - Giambellino - Brunelleschi
Prezzi più contenuti per le case che sorgono intorno a via Giambellino, via Brunelleschi, largo Scalabrini: 2700-3000 euro al metro quadro per soluzioni in ottimo stato degli anni’70. Per le tipologie popolari si scende a 2000 euro al metro quadro. Nella zona signorile di via Soderini, via Primaticcio e via San Gimignano si toccano 3500-4000 € al mq con punte di 5500 € al mq per il nuovo. Si segnala un rallentamento sul segmento della locazione dove c’è una buona domanda alimentata da studenti, lavoratori fuori sede e giovani coppie. I potenziali inquilini sono più riflessivi. Per una soluzione arredata e in buono stato si spendono intorno a 1000-1100 euro al mese.
F - Tolstoj - Savona
Le quotazioni delle abitazioni nell’area intorno a via Tolstoj registrano un lieve aumento determinato dalla domanda, sempre dinamica e da un’offerta più contenuta. Le compravendite si dividono abbastanza equamente tra acquisti per investimento e di prima casa. L’arrivo imminente della metropolitana ha inciso parzialmente sui prezzi. Le aree più dinamiche sono via vespri Siciliani, via Tolstoj e via Savona. Qui un buon usato si vende intorno a 4000 euro al metro quadro. Stesse quotazioni per piazza Tripoli, via Fezzan, dove ci sono abitazioni costruite negli anni ’50. Presenti nuove costruzioni in via Tolstoj vendute a 5500 euro al metro quadro, in via Savona a 6500 euro al metro quadro. Sempre vivace la domanda di immobili in affitto, studenti e lavoratori delle aziende della zona cercano casa. Per un bilocale si chiedono intorno a 1000 euro al mese.
G - Lodi-Corsica
A seguire con una crescita dell’1,0%, la macroarea di Lodi-Corsica. Aumentano la domanda e i prezzi delle case nell’area di Corso Lodi-San Luigi, interessata dai lavori di riqualificazione dello scalo di Porta Romana e dalla futura nascita del Villaggio Olimpico di cui sono già iniziati i lavori. Si trasferiranno importanti brand della moda del lusso, tra cui Prada che ha già in zona la sede della Fondazione. Quasi tutti occupati gli spazi di “Symbiosis”. A cercare sono investitori che puntano alla futura rivalutazione, famiglie e ragazzi che lavorano a Milano. Nuove costruzioni sono in corso in via Tacito e via Brembo a prezzi medi di 5000-5500 euro al metro quadro. I tempi di vendita si stanno allungando a causa di una maggiore offerta e al rialzo dei tassi. Sono in corso anche diversi interventi di frazionamento. Una soluzione usata si scambia a prezzi medi di 4000-4500 euro al metro quadro. Sul segmento delle locazioni si segnala una buona domanda, alimentata da lavoratori e studenti fuori sede, ma c’è meno offerta anche per la crescente pratica degli affitti brevi che sta determinando un aumento dei canoni di locazione. Per un bilocale ristrutturato e arredato si chiedono intorno a 1100 euro al mese. Si stipulano soprattutto contratti transitori.
H - Est Milano
Nella zona est di Milano, nel quartiere Forlanini, i prezzi sono stabili mentre sono in ripresa a Ponte Lambro e Bonfadini-Ungheria. In quest’ultimo quartiere la motivazione è nella vicinanza alla zona di Santa Giulia dove vanno avanti i lavori per la nascita della nuova Arena per le Olimpiadi invernali e per un nuovo quartiere che ospiterà una zona residenziale con 3.000 alloggi, aree verdi, negozi e spazi ricreativi. Prevalgono soluzioni popolari che toccano anche a 3000 euro al metro quadro. Prezzi più bassi, 2000 euro al metro quadro, nel quartiere periferico di Ponte Lambro dove comprano anche numerosi immigrati, facendo ricorso al mutuo non sempre accessibile. Interesse da parte di investitori, che comprano per mettere a reddito e nuda proprietà, per la zona di Forlanini-Mecenate. L’area risulta di appeal grazie anche alla vicinanza a Linate e alla Tangenziale Est. Sul mercato delle locazioni si registra un’elevata domanda alimentata da chi non riesce ad acquistare e una bassa offerta. Per un bilocale in ottimo stato e arredato i canoni di locazione si aggirano intorno a1200 euro al mese nella zona di Forlanini e 800 euro al mese in quella di Ungheria.
I - Bovisa-Sempione
Diminuiscono i valori delle case nelle macroaree di Bovisa-Sempione (-0,7%), Centrale-Gioia-Fulvio Testi (-1,6%) e Navigli Famagosta (-0,5%). Nella prima, nonostante il ribasso dei valori, vale la pena segnalare l’andamento positivo del quartiere Bovisa dove incide prevalentemente la realizzazione del progetto di “Scalo Farini” che continua ad attirare investitori nella zona. Le quotazioni dell’usato, immediatamente a ridosso dell’area, si aggirano intorno a 4000 € al mq, quelle del nuovo a 5000 € al mq. Un buon usato nel cuore della Bovisa si scambia a 3800 € al mq. Vanno intanto avanti i progetti relativi alla “Goccia”, alla riqualificazione del “Palazzo delle Poste” e il progetto “Mo.le.co.la” che ridisegnerà la viabilità della zona e porterà alla creazione di nuove piazze e di studentati. Bene il mercato della locazione che segnala sempre una buona domanda da parte di studenti e di lavoratori presso il Politecnico. Per un bilocale si pagano 1000 € al mese senza spese condominiali. Nella seconda macroarea si evidenzia il buon andamento del quartiere di Sarca-Bicocca e la diminuzione dei quartieri di Testi-Ca’ Granda, Nolo, Trotter e viale Monza-Villa San Giovanni. Nel primo caso l’incremento dei prezzi è dovuto alle nuove costruzioni che sono state immesse sul mercato a 5000 € al mq e che, di conseguenza, hanno trascinato al rialzo i prezzi delle soluzioni usate che si valutano ora intorno a 3000 € al mq. La zona beneficia della presenza dell’Università, dell’Ospedale Niguarda e di un importante polo direzionale. Al contrario sono in diminuzione i valori nel quartiere di Testi-Ca’ Granda dove, al momento, si registra una notevole offerta di abitazioni degli anni ’60-’80. Piacciono le case posizionate lungo via Pianell e presso la fermata della metropolitana di Cà Granda. Anche i canoni di locazione sono in aumento e per un bilocale si spendono intorno a 1200-1300 € al mq.
J - Centrale-Gioia-Fulvio Testi
Nella macroarea Stazione Centrale-Gioia-Fulvio Testi si registra una contrazione dei valori dell’1,6%: prezzi in lieve diminuzione nei quartieri Trotter e Nolo. I potenziali acquirenti hanno un budget più contenuto e questo incide sulle trattative, soprattutto se hanno ad oggetto soluzioni da ristrutturare. No.lo resta sempre un quartiere che attira giovani coppie e single. Parliamo di una piccola fetta di territorio dove i prezzi arrivano anche a 4000-5000 € al mq, per poi scendere a ridosso del parco Trotter. In diminuzione coloro che acquistano per fare B&B e casa vacanza, si nota una maggiore sofferenza per i tagli più grandi mentre tengono i piccoli tagli. Tra gli acquirenti si contano sia giovani al primo acquisto sia investitori che arrivano ad affittare i monolocali anche a 800-900 € al mese. In viale Monza-Villa San Giovanni i prezzi scendono a causa di una minore disponibilità di spesa dei potenziali acquirenti e del timore dei costi dei lavori di ristrutturazione. Questo comporta una maggiore trattativa. In aumento, negli ultimi tempi, i potenziali acquirenti che chiedono di spendere meno di 100 mila €. Precotto si conferma la zona più ambita per i servizi presenti e la vicinanza della metropolitana. Per un buon usato si spendono intorno a 3000 € al mq. La maggioranza delle abitazioni risale agli anni ’60-’70 e per un buon usato si può arrivare a 3500 € al mq. Su viale Monza e Villa San Giovanni i valori scendono a 2800 € al mq. In forte crescita la domanda di immobili in affitto anche perché l’aumento dei tassi di interesse ha determinato una selezione sul mercato. Per un bilocale si spendono intorno a 800-1000 € al mese spese incluse. A cercarli sono studenti e lavoratori fuori sede dal momento che non lontano sorgono diverse aziende. Si registra una forbice sempre più ampia tra le richieste dei proprietari e quelle degli inquilini.
K - Città Studi-Indipendenza
Nella macroarea di Città Studi-Indipendenza i prezzi sono rimasti sostanzialmente stabili. Si segnala un aumento dei prezzi nel quartiere di viale Abruzzi, viale Gran Sasso e corso Buenos Aires, in particolare sulle soluzioni in buono stato. Bene anche i piccoli tagli. In difficoltà i piani rialzati. La zona più costosa è quella che si sviluppa intorno a piazzale Bacone dove ci sono stabili in stile liberty dei primi anni del 1900 che, in buono stato, si acquistano a prezzi medi di 6000 € al mq con punte di 7000-8000 € al mq per i piani alti o gli attici. I prezzi scendono su viale Abruzzi e viale Gran Sasso dove le soluzioni degli anni ’70 costano mediamente intorno a 5000 € al mq. Le aspettative legate al rifacimento di piazzale Loreto stanno portando alcuni investitori a interessarsi alle traverse della piazza stessa. Per il momento il fenomeno resta ancora marginale. Sul mercato delle locazioni si registra una buona domanda alimentata prevalentemente da studenti universitari e lavoratori fuori sede. Si cercano immobili in ottimo stato e ben arredati e si stipulano contratti a canone libero con cedolare secca. Per un bilocale si spendono mediamente intorno a 1300-1500 € al mese. In leggera diminuzione i prezzi delle abitazioni a Lambrate, in particolare sui tagli più grandi. La motivazione si deve ricercare in modo particolare nell’abbondante offerta presente nel quartiere dal momento che ci sono diversi interventi di nuova costruzione in corso. Il nuovo può arrivare anche a 7000 € al mq. Acquistano famiglie, giovani coppie e investitori. Piace la presenza della metropolitana. Il parco immobiliare di Lambrate risale agli anni ’60-’70 ma soluzioni più recenti degli anni 2000 si trovano a Rubattino e costano intorno a 3500 € al mq. Prezzi più contenuti nel quartiere di Ortica, in posizione più periferica, dove si vende a un minimo di 2100 € al mq. Negli ultimi tempi l’appetibilità del quartiere è salita grazie alla vicinanza alla nuova fermata della metro di Argonne. Gli studenti universitari del Politecnico e dell’Università “San Raffaele” cercano in affitto in zona. Si prediligono gli immobili arredati e si stipulano soprattutto contratti transitori. Un bilocale si affitta a 1100 € al mese.
L - Navigli-Famagosta
Cedono lo 0,5% i valori immobiliari della macroarea di Navigli-Famagosta: tra i quartieri in ribasso c’è Cermenate, nonostante ci sia sempre una buona domanda di famiglie, di giovani coppie e investitori. Su viale Cermenate acquistano coloro che non riescono ad accedere immediatamente a ridosso della Bocconi e si spostano oltre la circonvallazione. Poche le nuove costruzioni, l’ultima in piazza Agrippa a prezzi medi di 5000 € al mq. I valori immobiliari dell’usato oscillano da 2800 a 3500 € al mq. Quartiere a parte quello di Torretta, dove acquistano prevalentemente persone già residenti. Ci sono soluzioni degli anni ’60 e soluzioni degli anni 2000 costruite in edilizia cooperativa, prezzi medi intorno a 2500 € al mq. I valori più elevati si toccano nel quartiere di Pezzotti dove un buon usato si acquista a prezzi medi di 4000 € al mq. Sul mercato delle locazioni si stipulano prevalentemente contratti transitori e prendere casa in affitto sono giovani o lavoratori fuori sede. Per un bilocale da 60-65 mq si registrano canoni intorno a 1100 € al mese. Da segnalare che la pista ciclabile di Torrette è stata quasi ultimata.
Modello 730 precompilato 2024, scopri tutto quello che c’è da sapere
Modello 730 precompilato 2024, scopri tutto quello che c’è da sapere
La campagna per la dichiarazione dei redditi entra nel vivo, con il nuovo modello 730 precompilato 2024. Dal pomeriggio di martedì 30 aprile, infatti, sono consultabili online i modelli già predisposti con i dati in possesso dell’Agenzia delle Entrate oppure inviati dagli enti esterni, come datori di lavoro, farmacie e banche. In totale le informazioni trasmesse per la stagione 2024 sono circa 1 miliardo e 300 milioni. Scopriamo tutto quello che c’è da sapere sul nuovo 730 semplificato.
Da quando è possibile consultare il 730 precompilato?
Come già accennato, a partire dal pomeriggio dal 30 aprile, l'Agenzia delle Entrate mette a disposizione la dichiarazione dei redditi precompilata nell'area dedicata del proprio sito web. Un’altra novità di quest’anno è che, nell’area del sito dedicata, oltre alla modalità di compilazione ordinaria, è resa disponibile al contribuente, in via sperimentale, una modalità di presentazione semplificata e guidata della dichiarazione 730 precompilata.
Con la nuova modalità di compilazione, le informazioni a disposizione dell’Agenzia delle Entrate sono proposte con un linguaggio semplificato al contribuente, che può direttamente confermarle o modificarle attraverso un percorso guidato. I dati così confermati, modificati o integrati sono riportati in maniera automatica nei campi corrispondenti del modello 730.
Da quando si può fare il 730 del 2024?
Dopo aver accettato o modificato i dati - operazioni che si potranno compiere dal prossimo 20 maggio - sarà il sistema a inserire automaticamente i dati all’interno del modello. Altra novità di quest’anno sarà la possibilità di ricevere eventuali rimborsi da 730 direttamente dall’Agenzia, anche in presenza di un sostituto d’imposta. Per inviare la dichiarazione ci sarà tempo fino al 30 settembre 2024; fino al 15 ottobre, invece, per chi presenta il modello Redditi.
Cosa si può scaricare nel 730 2024?
Una volta che il contribuente accede al servizio tramite le proprie credenziali Spid, Carta d’identità elettronica (Cie) o Carta nazionale dei servizi (Cns), se ha i requisiti per presentare il 730, potrà scegliere se accedere alla propria dichiarazione in modalità semplificata oppure ordinaria.
Nel primo caso, potrà visualizzare i dati (sia quelli utilizzati che non) all’interno di un’interfaccia semplice da navigare anche grazie alla presenza di termini di uso comune che indicano in modo chiaro le sezioni in cui sono presenti dati da confermare o modificare: “casa e altre proprietà”, “famiglia”, “lavoro”, “altri redditi”, “spese sostenute”. Una volta che le informazioni fiscali saranno confermate o modificate e successivamente validate (dal 20 maggio), saranno riportate in automatico all’interno del modello.
Da quest’anno chi presenta il modello 730 prima di inviare la dichiarazione potrà selezionare la voce “nessun sostituto” per chiedere di ricevere direttamente dall’Agenzia l’eventuale rimborso, anche in presenza di un datore di lavoro o ente pensionistico tenuto a effettuare i conguagli.
L’opzione è valida anche se dalla dichiarazione emerge un debito: in questo caso il contribuente che invia direttamente il modello potrà effettuare il pagamento tramite la stessa applicazione online: la procedura consente infatti di addebitare l’F24 sullo stesso Iban indicato per il rimborso. In alternativa, è anche possibile stampare l’F24 precompilato e procedere al pagamento con le modalità ordinarie.
Precompilata 2024 per partite Iva
Da quest’anno anche gli imprenditori e i professionisti potranno consultare la dichiarazione precompilata contenente i redditi risultanti dalle certificazioni uniche di lavoro autonomo, da fabbricati e terreni, le spese detraibili e deducibili e quelle dei familiari. Inoltre, in caso di adesione al regime di vantaggio o al regime forfetario, direttamente tramite l’applicativo della precompilata sarà possibile completare e inviare il modello Redditi persone fisiche e aderire, a partire dal 15 giugno, al concordato preventivo.
Come accedere al 730 precompilato 2024?
Per visualizzare e scaricare la dichiarazione occorre accedere alla propria area riservata con Spid, Cie o Cns. Come lo scorso anno, per consultare la dichiarazione e compiere tutte le operazioni fino all’invio sarà possibile delegare un familiare o una persona di fiducia direttamente dalla propria area riservata sul sito dell’Agenzia. In alternativa, inviando una pec o formalizzando la richiesta presso un qualsiasi ufficio dell’Agenzia.
Il 730 precompilato è predisposto per i contribuenti che hanno percepito, per l’anno d’imposta precedente, redditi di lavoro dipendente e assimilati. Da quest’anno si allarga in via sperimentale la platea di contribuenti. Infatti, il 730 potrà accogliere dati che prima dovevano necessariamente transitare per il modello Redditi (per esempio, redditi di capitale di fonte estera soggetti a imposta sostitutiva, investimenti all’estero e attività estere di natura finanziaria ai fini Ivie e Ivafe).
DIRITTO DI PANORAMA, COME TUTELARSI?
DIRITTO DI PANORAMA, COME TUTELARSI?
La maggior parte delle abitazioni italiane che trovano posto in palazzine e condomini sono immerse in un contesto urbano grigio e caotico, fatto di travi e cemento, di pareti e grondaie. Sono pochissimi coloro che, affacciandosi dalla finestra o uscendo sul balcone, hanno la fortuna di vedere un lago, un torrente o anche solo una piccola area verde.
Talvolta, ci sono casi in cui il cosiddetto diritto di panorama viene messo in discussione: di cosa si tratta? Vediamo insieme tutto quello che c’è da sapere.
Che cos’è il diritto di panorama, quando sussiste e chi può goderne:
La possibilità di godere di uno spettacolo naturale attorno alla propria abitazione è uno dei valori aggiunti più preziosi per chi vi alloggia. Un concetto talmente chiaro che anche la giurisprudenza negli ultimi anni ha sentito l’esigenza di tutelare questo bene, estendendo l’interpretazione del diritto di veduta (previsto dalla legge) e parlando esplicitamente di diritto di panorama.
In sostanza, la normativa vuole preservare la facoltà del proprietario di un immobile (o di un fondo, termine che include case e abitazioni di ogni genere) di godere di una vista non ostruita da altre costruzioni adiacenti o dalla presenza di alberi o altri tipi di vegetazione.
Esistono però dei parametri da considerare quando si parla di diritto di panorama.
Come viene sancito il diritto di panorama e come preservarlo:
Il proprietario dell’abitazione che gode della veduta (denominata in gergo “fondo dominante”) può ottenere il riconoscimento del diritto di panorama accordandosi con il titolare del terreno adiacente (chiamato “fondo servente”) tramite la stipula di un apposito contratto.
Questo è il caso più pacifico, ossia quello in cui le controparti riconoscono unanimemente la presenza di un patrimonio visivo da tutelare.
In tutte le altre situazioni in cui nasce un confronto tra due diversi proprietari sul possibile diritto di panorama, spetta al titolare del fondo dominante dimostrare che il fabbricato o l’edificio in costruzione nel terreno adiacente risulti limitante per usufruire della veduta.
Ripartizione della spesa per la sostituzione della caldaia condominiale, cosa accade al condomino che si è distaccato
Ripartizione della spesa per la sostituzione della caldaia condominiale, cosa accade al condomino che si è distaccato
Il tema della ripartizione della spesa per la sostituzione della caldaia condominiale è di interesse comune. Nello specifico, cerchiamo di capire che cosa accade al condomino che si è distaccato dall’impianto centralizzato di riscaldamento. Deve contribuire alla spesa di sostituzione ed installazione in quota parte nella misura relativa ai millesimi di proprietà oppure il conteggio deve essere eseguito in modo diverso? Vediamo, sul punto, cosa dicono le norme e la giurisprudenza.
La questione è stata affrontata dal quotidiano economico Il Sole 24 Ore, all’interno della rubrica “L’esperto risponde”, al quale è stato esposto il caso di un condomino che vive in un condominio di 14 unità abitative e che si è distaccato dall’impianto centralizzato di riscaldamento da tre anni, dopo aver prodotto certificazione idonea. Il condomino ha spiegato che contribuisce alle spese di manutenzione della centrale termica condominiale, così come alla quota involontaria di dispersione, e ha fatto sapere che recentemente è stata sostituita la centrale termica condominiale con una di nuova generazione. Alla spesa di sostituzione e installazione ha contribuito per la quota dei suoi millesimi, ma chiede se è corretto contribuire in quota parte nella misura relativa ai millesimi di sua proprietà o se il conteggio, considerato il suo non utilizzo della nuova centrale, deve essere eseguito diversamente.
Il Sole 24 Ore ha innanzitutto chiarito che la spesa per la sostituzione della caldaia dipende dalla comproprietà dell’impianto e non dall’utilizzo. Di conseguenza, “salvo diversa disposizione contenuta nel regolamento condominiale contrattuale, le spese di sostituzione della caldaia si ripartiscono per millesimi di proprietà tra tutti i comproprietari compreso il condòmino distaccatosi”.
L’articolo 1118 del Codice Civile, modificato dalla legge di Riforma del condominio, all’ultimo comma dispone che “il condomino può rinunciare all’utilizzo dell’impianto centralizzato di riscaldamento o di condizionamento, se dal suo distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condòmini. In tal caso il rinunziante resta tenuto a concorrere al pagamento delle sole spese per la manutenzione straordinaria dell’impianto e per la sua conservazione e messa a norma”.
Ci sono poi due sentenze della Cassazione (numero 23756 del 22 novembre 2016 e numero 7708 del 29 marzo 2007) che hanno chiarito il fatto che il condomino è sempre obbligato a pagare le spese di conservazione dell’impianto di riscaldamento centrale anche quando è stato autorizzato “a rinunziare all’uso del riscaldamento centralizzato e a distaccare le diramazioni della sua unità immobiliare dall’impianto comune, ovvero abbia offerto la prova che dal distacco non derivino né un aggravio di gestione o uno squilibrio termico, essendo in tal caso esonerato soltanto dall’obbligo del pagamento delle spese occorrenti per il suo uso, se il contrario non risulti dal regolamento condominiale”.
Risulta, dunque, legittima la delibera condominiale “che pone a carico anche dei condòmini che si siano distaccati dall’impianto di riscaldamento le spese occorrenti per la sostituzione della caldaia, posto che l’impianto centralizzato costituisce un accessorio di proprietà comune, al quale i predetti potranno comunque riallacciare la propria unità immobiliare”.
MERCATO IMMOBILIARE DELLA LOMBARDIA, PREZZI IN AUMENTO PER VENDITA E AFFITTO
MERCATO IMMOBILIARE DELLA LOMBARDIA, PREZZI IN AUMENTO PER VENDITA E AFFITTO
Crescono ancora i prezzi di affitto e compravendita nei primi tre mesi del 2024 in Lombardia. I dati di Immobiliare.it Insights, società del gruppo di Immobiliare.it, evidenziano una crescita di oltre il 4% sia per gli immobili residenziali in vendita che per quelli in locazione. I prezzi medi si aggirano intorno ai 2.656 euro al metro quadro per la vendita e 18 euro al metro quadro per l’affitto.
Nel corso del primo trimestre del 2024 la domanda di immobili residenziali in vendita nella regione è aumentata del 20%, a fronte di un aumento del +10% dell’offerta; per quanto riguarda gli immobili in affitto, invece, la crescita della domanda si ferma al +1%, mentre lo stock è in calo del 13%.
Uno sguardo al mercato immobiliare di Milano:
A Milano il prezzo medio di vendita al metro quadro a marzo 2024 si ferma poco al di sotto dei 5.400 €/mq (+0,3% rispetto alla fine del 2023), mentre il canone medio di locazione è di poco più di 23 €/mq (+1,4% rispetto allo scorso trimestre).
La domanda di immobili in vendita è cresciuta di oltre il 17%, a fronte di un aumento del 13% dello stock in offerta. Le soluzioni in locazione, invece, registrano un calo delle richieste dell’8,6% (probabilmente a causa dei costi sempre più alti e difficili da sostenere per chi può contare sul reddito medio cittadino) e una contrazione dell’offerta del 16,3%.
Le compravendite negli altri capoluoghi di provincia:
Analizziamo ora l’andamento del mercato immobiliare negli altri capoluoghi di provincia della Lombardia. A Bergamo i prezzi sono cresciuti del +5% nel primo trimestre del 2024. A Lecco, invece, gli immobili presenti all’interno del Comune perdono quasi l’1% in tre mesi, mentre la provincia guadagna il 3,6%.
La domanda cresce (a doppia cifra) in tutto il territorio lombardo: il record spetta a Pavia con +27%.
Cresce ovunque anche lo stock in offerta, in particolare a Monza con +26% nel Comune. Stabile Pavia con -0,1% in tre mesi.
L’andamento delle locazioni:
I canoni di locazioni sono in aumento in tutto il territorio regionale, in particolare nella provincia di Pavia (+13%). In calo solo la provincia di Sondrio (-9,5%) e il Comune di Monza (-2,2%).
La domanda cresce in molti Comuni e province, sfiorando il +30% nella provincia di Lodi e superando il +25% in quella di Varese. In calo, invece, nel Comune di Milano (-8,6%), in quello di Monza e in quello di Sondrio (-15%).
L’offerta mostra un andamento disomogeneo: nel Comune di Milano e nelle province di Mantova e Lodi lo stock diminuisce in maniera significativa, mentre aumenta del 20% nel Comune di Varese. In altre zone della regione (Como, Cremona, Lecco e Sondrio) l’offerta diminuisce sia nel Comune che nella provincia.
VANTAGGI E SVANTAGGI DI AVERE PIANTE E FIORI IN CASA
VANTAGGI E SVANTAGGI DI AVERE PIANTE E FIORI IN CASA
Avere piante in casa è diventato un vero e proprio trend degli ultimi anni, apprezzato non solo dagli amanti del giardinaggio ma anche da chi cerca un tocco di natura per rendere l’ambiente domestico più accogliente e salutare. Se da un lato il verde in casa apporta indubbi benefici, dall’altro può presentare delle sfide.
Vediamo insieme quali sono i vantaggi e gli svantaggi che comporta la scelta di circondarsi di piante e fiori all’interno delle mura domestiche.
I vantaggi che derivano dall’avere piante in casa
- Benefici psicologici: le piante sono una fonte di benessere per la nostra mente. La loro cura può aiutare a ritrovare la calma e favorire un equilibrio psico-fisico, agendo come una forma di meditazione che coinvolge tutti i cinque sensi.
- Ortoterapia: recenti studi hanno dimostrato che la pratica dell’ortoterapia, o “Horticultural therapy”, si è dimostrata efficace nel migliorare le condizioni di persone con disturbi neurodegenerativi, contribuendo a ridurre ansia e depressione grazie allo stimolo sensoriale offerto dalla cura delle piante.
- Benefici fisici: oltre a migliorare la qualità dell’aria interna, alcune piante hanno anche la capacità di purificarla, diminuendo il livello di umidità, assorbendo sostanze dannose e producendo ossigeno. Questo contribuisce a creare un ambiente più salubre, con benefici diretti sulla circolazione sanguigna e sulla riduzione dello stress.
- Stimolazione dei sensi: il contatto con piante e fiori stimola il tatto, l’olfatto e persino l’udito, grazie alla capacità di alcune specie di attenuare i rumori esterni, creando un’oasi di pace e tranquillità.
Gli svantaggi di avere piante in casa
- Manutenzione: le piante richiedono cura e attenzione. L’innaffiatura, la potatura, la pulizia delle foglie e la protezione da parassiti e malattie possono richiedere tempo e impegno costanti.
- Problemi di spazio: non tutti gli ambienti domestici sono adatti all’ospitalità di piante. La mancanza di luce naturale o di spazio può limitare le scelte vegetali e compromettere la salute delle piante.
- Allergie: alcune persone possono essere allergiche al polline o ad altre sostanze rilasciate dalle piante, rendendo problematica la convivenza con determinate specie vegetali.
- Rischio di parassiti e malattie: le piante possono attirare insetti e ospitare malattie che, in alcuni casi, possono estendersi anche agli ambienti circostanti.
In conclusione, avere piante in casa è una scelta che offre numerosi benefici, dalla purificazione dell’aria al miglioramento del benessere psicofisico. Tuttavia, è importante considerare anche gli aspetti pratici e le possibili sfide legate alla loro manutenzione. Con un approccio consapevole e informato, è possibile creare un angolo verde in casa che sia fonte di gioia e salute per tutti gli abitanti.
COLORI COMPLEMENTARI: COME USARLI PER ARREDARE CASA CON STILE
COLORI COMPLEMENTARI: COME USARLI PER ARREDARE CASA CON STILE
I colori complementari sono quelli che si trovano nelle tonalità opposte all’interno della ruota cromatica. In pratica, si tratta di un colore primario e un colore secondario (che si ottiene mescolando due colori primari). Per esempio giallo e viola.
I colori a contrasto, anche detti complementari, possono rendere l’arredamento più sofisticato. Scopriamo di più.
Cosa è la ruota di Itten? La ruota di Itten è uno strumento importante per creare abbinamenti perfetti. Questa ruota di colori, infatti, contiene tutte le gradazioni di colore combinabili a partire dai colori primari:
- giallo
- blu
- rosso
Per usare i colori complementari basta usare insieme due colori che sulla ruota sono posti uno di fronte all’altro. In pratica, basta scegliere il colore di partenza e scivolare con il dito sul triangolino del suo opposto. Questo è l’abbinamento giusto.
Abbinare i colori complementari con la regola: 60-30-10
È possibile utilizzare anche la regola del 60-30-10 per abbinare colori, valutando le percentuali di colore che avete scelto per arredare la vostra casa:
il 60%: sarà il colore principale da usare per le pareti, il pavimento o i mobili più grandi. Sarà la base della sinfonia cromatica. Di solito, è un tono neutro come bianco, grigio e beige, o avorio;
il 30%: sarà il colore complementare o a contrasto per un elemento di arredo importante, come un divano, un tappeto o le tende. Il secondo solista, pronto a dialogare con il primo. Il contrasto crea movimento e profondità all’ambiente;
il 10%: il colore di accento da usare per i dettagli, come tessili e decorazioni accessorie: quadri, cuscini o soprammobili.
Scegliere i colori per la casa
Per creare un ambiente armonioso con i colori bisogna prima di tutto ricordare che i colori non solo influenzano l’aspetto della casa, ma anche l’umore e le emozioni. È bene distinguere i colori caldi dai colori freddi:
- i colori caldi (rosso, arancione, giallo): tendono a energizzare e stimolare. Sceglieteli per ambienti dove volete creare un’atmosfera vivace.
- i colori freddi (blu, verde, viola): tendono a rilassare e calmare. Optate per queste tonalità in stanze dedicate al riposo e alla tranquillità.
Combinazioni ideali di colori complementari a casa, indicati dagli interior designer:
- giallo e viola: perfetto per una cucina o un soggiorno che sprigiona energia. Un duello vivace e divertente;
- blu e arancione: un contrasto stimolante, ideale per la cameretta dei bambini o per lo studio, dove serve concentrazione. Un incontro che alimenta gioia e creatività;
verde e rosso: un accostamento elegante e raffinato, perfetto per una camera da letto o un salotto. Un abbinamento che evoca relax e romanticismo.
Cosa non fare quando si abbinano i colori complementari
Si consiglia di non combinare più di tre tonalità insieme, troppi colori complementari possono creare un effetto caotico e disordinato.
Va considerata anche la luminosità dell’ambiente: i colori chiari illuminano e ampliano gli spazi, mentre quelli scuri li rendono più intimi e accoglienti. Dunque, è bene scegliere in modo oculato sia il colore delle pareti sia del mobilio.
Per un effetto super trendy si possono, infine, abbinare i colori complementari a materiali diversi, come:
- legno;
- vetro;
- metallo;
- tessuti.
Un gioco di contrasti tattili che arricchisce e il risultato finale creando giochi materici interessante.
MILANO, VIA DELLE TUBEROSE 8 || 4 LOCALI CON 2 TERRAZZI
MILANO, VIA DELLE TUBEROSE 8 || 4 LOCALI CON 2 TERRAZZI
Immobiliare Rossin propone in vendita con incarico in ESCLUSIVA, in contesto signorile servito di ascensore, FANTASTICO 4 locali di 171 mq
Situato in un contesto signorile. Dotato di ascensore, questo immobile offre quattro ampi locali per un totale di 171 mq.
Con doppio ingresso, doppio soggiorno, cucina abitabile e DUE TERRAZZI, è ideale per chi ama gli spazi extra. Tre camere da letto, doppi servizi e un ampio ripostiglio completano la comodità di questa soluzione.
Inoltre, è presente una cantina di pertinenza e la possibilità di acquistare un box singolo per € 30.000.
La posizione è ottima, facilmente raggiungibile a piedi e con servizi commerciali nelle vicinanze, incluso un Carrefour. A soli 5 minuti a piedi dalla fermata della metropolitana MM1 Bandenere.
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CAMINETTI PER LA CASA: TUTTE LE TIPOLOGIE, VANTAGGI E SVANTAGGI
CAMINETTI PER LA CASA: TUTTE LE TIPOLOGIE, VANTAGGI E SVANTAGGI
La coperta per risparmiare sui consumi energetici in casa si fa sempre più corta. Nell’Italia del 2023 le stufe e i caminetti non saranno più solo elementi di arredo, come lo sono stati per tanti anni.
Molti italiani si ingegnano, come possono, per calmierare l’impatto delle bollette sul costo della vita e sul termometro.
Il caro energia sta spingendo in alto anche i prezzi del pellet e delle biomasse, che restano in alcuni casi vantaggiosi.
L’esigenza del risparmio sta spingendo anche a una ricerca estetica e adatta agli ambienti domestici.
Ecco alcune idee di caminetti da installare per risparmiare e da abbinare in modo giusto alla casa, con relativi vantaggi e svantaggi.
Caminetti a legna: pro e contro
Vantaggi
La legna produce più calore in una stanza. I caminetti a legna sono consigliati per scaldare case unifamiliari o attici, possibilmente dagli arredi rustici o tradizionali.
Svantaggi
Il caminetto a legna inquina di più. Inoltre, per ardere necessita di scorte, di conseguenza più consumi.
Le normative tenderanno a penalizzare sempre più i caminetti a legna, poiché rilasciano più C02 inquinante nell’aria.
Nell’immediato futuro saranno vietati. In Lombardia sono già previste sanzioni da 500 a 5mila euro per l’utilizzo di stufe e camini tradizionali o di classe energetica inquinante.
Nella provincia di Brescia, e nei comuni di altezza sotto i 300 metri, l’uso di stufe a pellet e a legna è consentito fino al 15 ottobre 2024 e solo sotto i 10 Kw di potenza.
Su tutto il territorio lombardo sono ammessi soltanto i modelli più recenti di stufe o camini a legna o biomasse di categoria 4 o 5 stelle.
Caminetti pirolitici a pellet: vantaggi e svantaggi
Vantaggi
Più interessante appare la soluzione delle stufe pirolitiche o caminetti a pellet.
In alcune regioni (come la Lombardia) dal 2018 le stufe a pellet con potenza inferiore a 35 kW devono utilizzare soltanto biomassa di classe A1.
La stufa pirolitica non genera emissioni di CO2 grazie al pellet, un combustibile ecologico costituito da pezzi pressati di segatura.
Inoltre, le soluzioni estetiche per caminetti a pellet o biomasse sono varie e personalizzabili, a seconda degli arredi.
Svantaggi
Il problema degli impianti a pirolisi o pellet è che sono ancora poco diffusi sul mercato, quindi i modelli per ambienti domestici interni sono più costosi.
Per scaldare un ambiente interno di appena 30 metri quadrati, bisogna inizialmente sborsare dai 4000 ai 6000 euro. Si risparmia nel lungo periodo.
GLI OBBLIGHI DEL PROPRIETARIO DI CASA VERSO L’AFFITTUARIO: QUALI SONO?
GLI OBBLIGHI DEL PROPRIETARIO DI CASA VERSO L’AFFITTUARIO: QUALI SONO?
Anche il contratto di locazione, ovvero di affitto, impone diritti e doveri per entrambe le parti: locatore ed affittuario.
Obblighi del proprietario di casa: quali sono?
Gli obblighi del padrone di casa sono esplicitati nell’articolo 1575 del Codice Civile e consistono nel:
consegnare l’appartamento in buono stato di manutenzione, ovvero privo di vizi o difetti che ne impediscano o diminuiscano l’idoneità al godimento da parte del conduttore;
mantenere l’appartamento in uno stato idoneo a servire all’uso convenuto, con l’obbligo di provvedere alle necessarie riparazioni;
garantire al conduttore, ovvero l’affittuario, il pacifico godimento dell’immobile, in particolare nell’ipotesi che un terzo pretenda di avere diritti sulla stessa.
L’obbligo del locatore di effettuare le riparazioni
Quanto al secondo obbligo, il locatore deve eseguire le riparazioni necessarie, tranne quelle di piccola manutenzione, che sono a carico del conduttore.
Dunque, spettano al proprietario:
la manutenzione straordinaria, come ad esempio la sostituzione degli impianti rotti o la tinteggiatura delle pareti, la riparazione di un elettrodomestico (se si tratta di appartamento ammobiliato) o della caldaia, ecc.;
la manutenzione ordinaria di elevato valore: tipo le corde delle tapparelle usurate dall’uso quotidiano.
Spettano invece all’affittuario le spese di ordinaria manutenzione di scarso valore economico: come, ad esempio, la sostituzione di un tubo che perde del lavandino della cucina purché non comporti opere murarie.
Come revocare l’amministratore di condominio senza dover pagare i danni
Come revocare l’amministratore di condominio senza dover pagare i danni
L’amministratore di condominio non fa il suo lavoro con la dovuta diligenza? L’assemblea dei condomini lo vuole revocare? Si può fare, ma se la revoca avviene ad anno amministrativo in corso, l’amministratore chiede magari di essere pagato per l’intero anno, e pretende anche i danni. Che fare in questi casi?
La figura dell’amministratore è definita dalla legge 220/2021 e ha natura fiduciaria, con specifici requisiti di professionalità e onorabilità, anche se non si tratta di una professione intellettuale per la quale serva l’iscrizione a un albo, ma piuttosto di un contratto di mandato con rappresentanza (l’amministratore appunto rappresenta il condominio, che non ha personalità giuridica).
Il contratto si può risolvere se il mandante (condominio) revoca il mandatario (amministratore) ma va risarcito un danno se la revoca avviene prima della scadenza del mandato. A meno che non ci sia una dimostrata giusta causa, tra quelle indicate dall'articolo 1129, commi 11 e 12 del codice civile. In particolare:
l'omessa convocazione dell'assemblea per l'approvazione del rendiconto condominiale, il ripetuto rifiuto di convocare l'assemblea per la revoca e per la nomina del nuovo amministratore o negli altri casi previsti dalla legge;
la mancata esecuzione di provvedimenti giudiziari e amministrativi, nonché di deliberazioni dell'assemblea;
la mancata apertura ed utilizzazione del conto di cui al settimo comma;
la gestione secondo modalità che possono generare possibilità di confusione tra il patrimonio del condominio e il patrimonio personale dell'amministratore o di altri condomini;
l'aver acconsentito, per un credito insoddisfatto, alla cancellazione delle formalità eseguite nei registri immobiliari a tutela dei diritti del condominio;
qualora sia stata promossa azione giudiziaria per la riscossione delle somme dovute al condominio, l'aver omesso di curare diligentemente l'azione e la conseguente esecuzione coattiva;
l'inottemperanza agli obblighi di cui all'articolo 1130, numeri 6), 7) e 9), ovvero anagrafe condominiale, verbali assemblee e rendiconto delle spese.
l'omessa, incompleta o inesatta comunicazione dei dati
L’onere della prova di aver subito un danno, tuttavia, spetta all’amministratore.
Se, cessato l’anno dell’incarico, si discute di revocare l’amministratore in carica o se ne nomina un altro, il precedente amministratore si considera revocato senza poter pretendere danni.
In aumento le aste immobiliari
In aumento le aste immobiliari
Negli ultimi tempi, vi è un rinnovato interesse nei confronti delle aste immobiliari, testimoniato dal fiorire di società di consulenza specializzate e di agenzie di mediazione che trattano immobili sottoposti a vendite giudiziarie: senz’altro un buon modo per acquistare e fare un buon affare, ma tante sono le cose a cui prestare attenzione.
Come partecipare a un’asta immobiliare?
La possibilità di partecipare a un’asta è aperta a tutti e, spesso, non c’è nemmeno bisogno di presentarsi fisicamente alla gara, ma bisogna tenere presente che la maggior parte degli immobili in offerta, soprattutto nel residenziale, è di bassa qualità.
Leggi anche: ASTE IMMOBILIARI IN RIPRESA E SETTORE IN TRASFORMAZIONE
Asta immobiliare: 4 vantaggi per l’acquirente
Le ragioni del successo di questa particolare procedura sono essenzialmente quattro:
il ritorno di interesse nei confronti degli investimenti immobiliari: spesso infatti chi compra una casa all’asta non lo fa per andarvi direttamente ad abitare, ma per affittarla e avere un’entrata aggiuntiva;
la facilità di accesso alle procedure;
la possibilità di ottenere un mutuo per l’acquisto a condizioni analoghe a quelle delle transazioni normali;
il rallentamento della discesa dei prezzi delle case negli ultimi anni.
Bisogna tenere presente che spesso gli immobili vengono messi all’asta solo anni dopo la perizia sulla cui base si stabilisce il prezzo.
Quando si mettevano in vendita abitazioni stimate negli anni intorno al 2010, le basi d’asta risultavano troppo alte rispetto ai valori correnti di mercato, quando poi si passava all’effettiva aggiudicazione del bene.
Oggi, questo problema è in parte superato sia perché i tempi per avviare le procedure si sono ridotti, sia perché i prezzi di oggi non sono molto più bassi di quelli di tre anni fa e, anzi, in alcune città sono persino più alti.
Secondo il rapporto della società specializza Reviva, il 2021 ha risentito delle difficoltà legate all’emergenza sanitaria degli ultimi anni: nonostante un netto miglioramento rispetto al 2020, i numeri sono ancora bassi rispetto a quelli del 2019.
Lo scorso anno, infatti, si sono svolte 185.555 aste, a fronte delle 114.216 del 2020 e delle 254.649 dell’anno precedente e gli immobili totali messi all’asta sono stati 126.425, di cui 62.568 residenziali con un valore minimo medio di 79.442 euro: il primato del numero maggiore di immobili spetta alla Lombardia con 10.978 e tra le province prevale Roma con 6.698 immobili, seguita da Milano con 4.749.
Le aste si possono svolgere con diverse modalità
Non esiste, infatti, un’unica modalità di svolgimento di un’asta. La prassi classica è quella dell’asta senza incanto con presenza fisica: si presenta un’offerta in busta chiusa accompagnata da un deposito cauzionale del 10% della base d’asta e il minimo possibile è la base d’asta ridotta del 25%; all’apertura delle buste comincia la gara a rilancio, nella quale l’importo minimo del rilancio è stabilito dall’avviso d’asta; infine il bene viene aggiudicato all’offerta più alta. Nel caso in cui l’asta andasse deserta, viene indetta una nuova gara a un prezzo ribassato.
Aste telematiche e aste miste
Oggi, però, esistono anche altri tipi di aste: quelle esclusivamente telematiche, che possono essere sincrone con apertura simultanea dell’offerte o asincrone con svolgimento che si protrae per più giorni; oppure aste miste in presenza e telematica.
Bonus casa, bollino blu e cessione dei crediti
Bonus casa, bollino blu e cessione dei crediti
L’Agenzia delle Entrate, insieme al partner tecnologico Sogei, ha aggiornato i sistemi informatici, sciogliendo tutti i nodi sui Bonus casa e cessione dei crediti.
Dal primo maggio, non riceveranno il beneficio i privati che hanno effettuato tutti i lavori del 2021 (e le rate residue del 2020), poiché il termine scadeva il 29 aprile. Fuori anche i lavori 2022 comunicati fino al 30 aprile. Per i soggetti Ires e le partite Iva resta aperta la finestra degli interventi 2021 e avranno tempo fino al 15 ottobre.
Novità anche per gli sconti in fattura e le cessioni di crediti. Al credito verrà attribuito un codice identificativo univoco chiamato “bollino blu” per renderlo più facilmente tracciabile. Questi codici saranno disponibili nei cassetti fiscali a partire dal 10 giugno.
Inoltre, il credito non potrà essere frazionato una volta effettuato il primo passaggio.
Bonus Casa, bollino blu e cessione dei crediti: i nodi da sciogliere
Ma ci sono diversi aspetti da definire. Non è chiaro ancora se, dopo la cessione della singola annualità il credito, si possa frazionare altre volte. Si sta lavorando per semplificare al massimo la circolazione dei crediti. Resterebbe solo il divieto di frazionamento per importo all’interno della singola annualità: ad esempio, su 10mila euro di un’annualità, cederne solo 5mila non sarà possibile.
Dalle Entrate ci saranno anche chiarimenti su cosa sia un credito unico non divisibile. Ad esempio, per ottenere vari Superbonus bisogna comunicare i differenti interventi in modo separato: una comunicazione per il cappotto termico, l’altra per il fotovoltaico, una per gli infissi e così via.
Per questo, Il Sole 24 Ore si interroga se continuerà a essere così o se i diversi crediti generati da uno stesso cantiere saranno in qualche modo legati, anche nell’ottica della semplificazione.
A Milano la prima Metro che collega due province
A Milano la prima Metro che collega due province
I fondi del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) daranno molti frutti in tante città italiane. Una boccata di ossigeno che darà vita a nuovi cantieri e forma a numerose opere pubbliche. Milano punta, soprattutto, ma non solo, sulla mobilità e sostenibilità.
La prima metro che collega due province
La novità è che altri 420 milioni si sono sommati ai 2 miliardi già stanziati per la nuova metro 4, la linea metropolitana blu, che sarà pronta a fine 2024, grazie a un mix di sostegni pubblici e privati. Taglierà la città da Est a Ovest e aprirà ai primi passeggeri già da fine 2022 o inizio 2023.
Inizialmente, sarà aperta fino a San Babila, in centro. Il tratto rimanente, dal centro alla periferia sud-ovest (da Giambellino e Lorenteggio fino alla stazione di San Cristoforo FS), sarà percorribile all’inizio del 2024.
Ci sono 732,2 milioni di euro stanziati dal governo che serviranno anche per i prolungamenti delle varie linee. Di questa somma, 180 milioni saranno utilizzati per spostare più in là, di tre fermate in più, il capolinea della M1, fino a Baggio.
Nel 2022 si aprirà il cantiere per il prolungamento a Nord della linea 1, la rossa, che così raggiungerà 32 Km di lunghezza suddivisi in 43 fermate.
C’è grande attesa anche per l’ampliamento della linea lilla, la numero 5, che dal 2030 raddoppierà la sua estensione. Fissando il nuovo capolinea a Monza Polo Istituzionale, sarà la prima metropolitana a collegare due province. Un’operazione dal valore di 1,25 miliardi.
I nuovi quartieri e i poli di Milano
La città si prepara a cambiare volto con 7 nuovi poli in apertura tra il 2026 e il 2030.
Sono i seguenti:
- la Biblioteca internazionale della cultura, da realizzare con circa 120 milioni del Pnrr e risorse comunali;
- il villaggio olimpico a Porta Romana (dopo le Olimpiadi lascerà posto ad alloggi per studenti);
- il quartiere Santa Giulia con il nuovo palazzetto sportivo Palaitalia;
- il quartiere Mind tra Milano e Rho;
- il restyling di Piazzale Loreto;
- il campus del Politecnico nel quartiere Bovisa, con l’estensione dell’hub didattico;
- la Magnifica Fabbrica della Scala, nel quartiere Rubattino, che diventerà il centro e il deposito delle attività scenografiche.
Trasferimento immobiliare in sede di separazione, chiarimenti dalla Cassazione
Trasferimento immobiliare in sede di separazione, chiarimenti dalla Cassazione
Arrivano alcuni chiarimenti dalla Cassazione per quanto riguarda il trasferimento immobiliare in sede di separazione. Vediamo quanto è stato spiegato.
Con la sentenza n. 21761, la Cassazione ha chiarito che per il trasferimento immobiliare in sede di separazione o divorzio è sufficiente l'atto giudiziario che ratifica l'accordo di separazione o di divorzio, non serve passare attraverso un atto notarile.
Le Sezioni unite della Cassazione hanno così confermato l'orientamento della giurisprudenza in sede di legittimità: niente atto notarile per il trasferimento immobiliare in sede di separazione o divorzio. Secondo quanto sottolineato, infatti, anche "il provvedimento giudiziario ha la natura di atto pubblico" e, "come tale, è suscettibile di pubblicità nei registri".
Secondo le Sezioni unite, "ritenere l'atto giudiziario non capace di contenere un trasferimento immobiliare è una 'evidente...restrizione dell'autonomia' privata". Come evidenziato dal Sole 24 Ore, che ha esaminato la questione, per la Cassazione è sufficiente che si consideri l'evenienza che, "in caso di inadempimento dell'obbligato alla promessa di trasferimento della proprietà, in sede di accordi di separazione consensuale odi divorzio congiunto, la controparte non altro rimedio avrebbe se non quello di intraprendere un giudizio di esecuzione in forma specifica dell'obbligo di contrarre, con la conseguenza di un'evidente lievitazione dei costi".
Come funziona il bonus verde 2021
Come funziona il bonus verde 2021
Il bonus verde 2021 è una agevolazione rivolta ai privati che vogliano fare lavori in giardino o anche di allestimento di un terrazzo (anche per i condomini). Vediamo come funziona e per quali interventi si applica la detrazione fiscale tramite le istruzioni dell’Agenzia delle Entrate.
Nel dettaglio, l’Agenzia delle Entrate ha spiegato che il bonus verde 2021 è una detrazione Irpef del 36% sulle spese sostenute per i seguenti interventi:
sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione e realizzazione pozzi;
realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili.
La detrazione fiscale va ripartita in dieci quote annuali di pari importo e viene calcolata calcolata su un importo massimo di 5.000 euro per unità immobiliare a uso abitativo (quindi la somma massima prevista dal bonus verde 2021 è 1.800 euro), comprensivo delle eventuali spese di progettazione e manutenzione connesse all’esecuzione degli interventi.
Ovviamente, per poter beneficiare del bonus verde 2021, il pagamento per i lavori di messa a verde deve avvenire attraverso strumenti che consentono la tracciabilità delle operazioni (per esempio, bonifico bancario o postale).
Possono beneficiare del bonus verde 2021 i contribuenti che possiedono o detengono, sulla base di un titolo idoneo, l’immobile sul quale sono effettuati gli interventi e che hanno sostenuto le relative spese. Inoltre, è prevista l’agevolazione fiscale anche per gli interventi su singole unità immobiliari a uso abitativo.
In caso di vendita dell’immobile sul quale sono stati realizzati i lavori, la detrazione ancora da fruire prevista dal bonus verde 2021 viene trasferita al nuovo acquirente (in assenza di altri accordi tra le parti).
Mentre il bonus verde 2021 non può essere applicato per le spese di manutenzione ordinaria periodica dei giardini preesistenti, dunque non connessa a un nuovo intervento. Sono esclusi anche i lavori in economia, l’installazione di prati sintetici, i vasi per il balcone e l’acquisto di attrezzature come tagliaerba, decespugliatori, ecc.
DL sostegni: per gli affitti esenzione irpef se l'inquilino non paga il canone
DL sostegni: per gli affitti esenzione irpef se l'inquilino non paga il canone
Il testo deve ancora essere discusso in Aula, ma al momento bar e ristoranti sono esentati dalla prima rata dall’Imu, mentre non si prevede l’Irpef sugli affitti non versati da gennaio 2020, anche per immobili a uso abitativo.
Manutenzione del condizionatore: tutto quello che c’è da sapere
Manutenzione del condizionatore: tutto quello che c’è da sapere
Pulire e controllare il funzionamento dell'impianto dell'aria condizionata prima dell'arrivo dell'estate è necessario per un utilizzo in piena sicurezza. Alcuni interventi di manutenzione di base si possono realizzare in autonomia ma soltanto l'intervento di un tecnico, oltre ad essere obbligatorio, può rilevare anomalie e pulire più a fondo l'impianto.
Perché eseguire la manutenzione condizionatore
Effettuare la manutenzione dei condizionatori comporta una serie di vantaggi. L'aria che esce dagli split diventa più salubre grazie alla pulizia ed alla sanificazione degli impianti. Inoltre il funzionamento dell'impianto non viene compromesso e questo può comportare un importante risparmio energetico.
Pulizia ordinaria del condizionatore
Sia per l'unità interna che per quella esterna i depositi di sporco e polvere sono molto comuni. Eseguire la pulizia dei filtri regolarmente è importante per mantenere il climatizzatore in buono stato. Per pulire i filtri basta smontarli dal condizionatore, lavarli utilizzando un sapone delicato, lasciare asciugare perfettamente e rimontare.
Questa è un'operazione molto semplice ma non sufficiente per garantire una buona qualità dell'aria e soprattutto per mantenere l'efficienza dell'impianto dal punto di vista energetico.
Come pulire il condizionatore interno
Almeno una volta all'anno, preferibilmente prima della stagione di utilizzo, andrà eseguita una pulizia più approfondita delle componenti interne come batterie, alette e deflettori. È preferibile far eseguire questo intervento di manutenzione del condizionatore ad un tecnico che saprà agire nella maniera più corretta evitando di danneggiare l'impianto. Utilizzando le giuste apparecchiature potrà procedere con la rimozione dello sporco anche utilizzando detergenti antibatterici, necessari per sanificare il climatizzatore considerando che possono essere presenti batteri e muffe.
La richiesta dei controlli con cadenza prestabilita è responsabilità di chi gestisce l'impianto, può essere il proprietario dell'immobile o l'inquilino in caso di locazione. Per impianti condominiali centralizzati è competenza dell'amministratore di condominio.
Chi non si adempie ai controlli può incorrere in una sanzione amministrativa compresa tra 500 e 3000 euro.
Draghi: mutuo prima casa per i giovani senza anticipo, ma con garanzia statale
Draghi: mutuo prima casa per i giovani senza anticipo, ma con garanzia statale
"In un prossimo decreto di imminente approvazione sono previste altre risorse per aiutare i giovani a contrarre un mutuo per acquistare una casa. Sarà possibile non pagare un anticipo per il mutuo prima casa per i giovani grazie all'introduzione di una garanzia statale". Lo ha detto il premier Mario Draghi illustrando il Pnrr alla Camera.
"Per mettere i nostri giovani nella condizione di formare una famiglia, dobbiamo rispondere a tre loro richieste: un welfare adeguato, una casa e un lavoro sicuro" ha aggiunto Draghi ricordando che "i giovani saranno tra i principali beneficiari di tutto il piano".
Stop all’uso esclusivo di parti comuni condominiali
Stop all’uso esclusivo di parti comuni condominiali
Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con sentenza del 17 dicembre 2020 n.28972, intervengono sulla questione dell’uso esclusivo, a favore di un condomino, di parti comuni condominiali, sancendo il divieto di creare un diritto reale di uso esclusivo di parti comuni, in quanto in contrasto con il numero chiuso dei diritti reali.
Secondo la sentenza in commento, si verrebbe a creare una figura atipica di diritto reale limitato, tale da incidere, privandolo di concreto contenuto, sul nucleo essenziale del diritto dei condomini di uso paritario della cosa comune, di cui all’art. 1102 c.c., per cui ciascun partecipante alla comunione può servirsi della cosa comune purché non ne alteri la destinazione e non impedisca agli altri di farne uso.
La vera questione, però, riguarda la sorte dei diritti di uso esclusivo già esistenti.
Secondo la Cassazione bisognerà valutare l’uso esclusivo caso per caso, interpretando la volontà delle parti:
– potrebbe infatti mascherare un diritto di proprietà, ed in tal caso andrebbe riqualificato come proprietà esclusiva: le porzioni definite come in uso esclusivo, magari nel regolamento condominiale, sarebbero in realtà da definirsi come pertinenze, e quindi trasferite in proprietà, assieme alla cosa principale, nei successivi trasferimenti;
– potrebbe essere qualificato come un diritto reale d’uso ex art 1021 cc;
– potrebbe essere considerato un diritto di uso esclusivo tendenzialmente perpetuo e trasferibile (tra le parti) di natura non reale, ma obbligatoria, creato pattiziamente e non riconducibile al diritto reale d’uso di cui agli articoli 1021 c.c.. In questo caso, la facoltà di usare il bene non è riferita ad un soggetto, ma si collega ad una porzione in proprietà individuale senza limiti temporali.
Tali conclusioni sembrano quindi fare salvi i diritti di uso esclusivo sulle parti comuni creati in precedenza, ancorché non riconducibili a veri e propri diritti reali.
Credito d’imposta prima casa: come utilizzarlo in maniera ottimale
Credito d’imposta prima casa: come utilizzarlo in maniera ottimale
L’Agenzia delle Entrate, in risposta all’interpello n. 44 del 2021, ritorna sul tema dell’utilizzo del credito d’imposta e ribadisce la possibilità di utilizzare l’importo residuo del credito d’imposta (l’eccedenza rispetto a quello utilizzato in diminuzione dell’imposta di registro pagata in sede di riacquisto) solo in diminuzione dalle imposte sui redditi delle persone fisiche ovvero in compensazione delle somme dovute ai sensi del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241 (che disciplina gli adempimenti dei contribuenti in sede di dichiarazione dei redditi e dell’imposta sul valore aggiunto).
Rimane ferma la regola che l’ammontare del credito non può essere superiore, in ogni caso, all’imposta di registro o all’imposta sul valore aggiunto dovuta per l’acquisto agevolato della nuova casa di abitazione non di lusso.
È importante ricordare che il credito residuo può essere fatto valere in sede di presentazione della prima dichiarazione dei redditi successiva al riacquisto, ovvero della dichiarazione relativa al periodo di imposta in cui è stato effettuato il riacquisto stesso.
Viene esclusa, invece, la possibilità di utilizzare il credito residuo in diminuzione delle imposte di registro, ipotecaria, catastale, e dell’imposta sulle successioni e donazioni per gli atti presentati successivamente alla data di acquisizione del credito (la data di riacquisto, in cui sorge in credito d’imposta). In tali casi, infatti, il credito deve essere utilizzato per l’intero importo.
Leasing immobiliare abitativo: cos’è. Vantaggi e svantaggi rispetto a mutuo e rent to buy
Leasing immobiliare abitativo: cos’è. Vantaggi e svantaggi rispetto a mutuo e rent to buy
Leasing immobiliare: le differenze rispetto al rent to buy
La differenza sostanziale sta nel fatto che il leasing è un contratto di finanziamento, e quindi deve essere necessariamente stipulato tra una banca o finanziaria e una persona fisica. Il rent to buy, o affitto con riscatto, invece può essere stipulato indifferentemente tra due persone fisiche o tra una persona fisica e una persona giuridica.
Esistono poi altre due differenze:
A differenza del leasing, il rent to buy può essere trascritto fin dall’inizio nei registri immobiliari, tutelando l’acquirente fino al momento dell’eventuale acquisto
Nel rent to buy vanno specificate in maniera obbligatoria le due componenti che costituiscono il canone: quella di godimento, cioè la quota che funge da corrispettivo d’affitto e la quota che costituisce acconto del futuro eventuale prezzo di vendita. Ciò non avviene nel leasing
Nel leasing, a differenza che nel rent to buy e nella locazione ordinaria, sono a carico dell’utilizzatore sia gli interventi di manutenzione ordinaria che le riparazioni straordinarie
Leasing immobiliare: le differenze rispetto al mutuo
Con il mutuo, il soggetto diventa subito proprietario del bene, con tutte le conseguenze positive e negative (oneri fiscali) che ne derivano; con il leasing – come spiegato sopra – no.
Inoltre:
Col leasing è possibile finanziare fino al 100% del valore totale dell’immobile da acquistare, includendo anche i costi per l’arredamento
Minori costi notarili rispetto al mutuo ipotecario, in quanto nel leasing non è prevista ipoteca
Col leasing il contraente sa da subito quanto pagherà per la durata del contratto. Tuttavia i tassi di interesse dei mutui sono generalmente più vantaggiosi.
Il leasing ha una procedura di istruttoria più veloce rispetto al mutuo
I contratti di mutuo possono avere durate temporali molto lunghe (fino a 30-40 anni) e questo consente di diluire il valore delle rate. Al contrario, i tempi massimi relativi ai contratti di leasing immobiliare normalmente si attestano intorno ai 12-15 anni.
Il maxi canone iniziale del leasing è generalmente inferiore rispetto all’anticipo del mutuo
Leasing immobiliare: altri vantaggi e svantaggi
Pro:
Un bene in leasing, non essendo di proprietà dell’utilizzatore, non può essere né sequestrato né pignorato
Se l’utilizzatore si trova in difficoltà economiche potrà richiedere la sospensione per 12 mesi del pagamento dei canoni di locazione (per una sola volta nella durata del contratto)
Contro:
Nel leasing, l’utilizzatore assume tutti i rischi e benefici legati all’utilizzo del bene. Per questo motivo, di norma, nel contratto di leasing, è previsto l’obbligo a carico dell’utilizzatore di stipulare una polizza assicurativa per i danni subiti dall’immobile o causati a terzi.
Con la cessione del credito per comprare casa si spendono fino a 80 mila euro in meno
Con la cessione del credito per comprare casa si spendono fino a 80 mila euro in meno
Molti pensano che in tema di bonus casa la più grande novità sia il super bonus 110%. Ma questa maxi detrazione ha portato con sé una possibilità importante, estesa anche agli altri bonus casa, per così dire “tradizionali” (vedi bonus ristrutturazione ed ecobonus).
Ci riferiamo alla cessione del credito che permette di fare i lavori gratis.
L’obiettivo della misura è duplice: da un lato rendere più accessibile la possibilità di fare lavori anche per chi non ha liquidità o capienza fiscale per la detrazione, dall’altro dare stimolo al settore edile dopo la crisi aggravata dalla pandemia. Ma non vanno trascurati gli effetti sul mercato immobiliare.
Chi di voi non si è chiesto: “ma allora se posso fare i lavori gratis cedendo il credito non è forse più conveniente comprare un immobile da ristrutturare e poi intervenire su questo?”. Alcuni esperti hanno dato una risposta a questo dubbio più che lecito. I dati, raccolti da Il Corriere in primis, confermano questa riflessione e documentano un risparmio che varia di città in città e, all’interno di queste, anche di zona in zona (basandosi sui prezzi al mq).
Ebbene a Roma, nelle zone di Sant’Angelo, Corso Vittorio e Tridente, si arriva ad avere la differenza più grande e sorprendente tra valore della casa dopo i lavori e prezzo di acquisto: si “guadagnano” anche più di 80 mila euro.
Come sono cambiate domanda e offerta di case in affitto nell’anno del covid
Come sono cambiate domanda e offerta di case in affitto nell’anno del covid
Nonostante l’emergenza sanitaria, i prezzi delle case in vendita in Italia sono aumentati del 2,3% negli ultimi 12 mesi, per la prima volta dopo 7 anni di ribassi, secondo l’indice dei prezzi di idealista.
Ma cosa è successo alla domanda e all’offerta di immobili?
Mediamente, nel 2020, in Italia la domanda di case in vendita (con annunci apparsi su idealista) è aumentata del 19%, a fronte di una variazione dell’offerta di un +2%. Tuttavia, secondo un’analisi di idealista/data, la situazione varia molto da provincia a provincia. L’aumento più considerevole di stock si registra a Barletta-Andria-Trani (+42%), mentre al lato opposto della classifica c’è Crotone (-20%).
LA CASA È SEMPRE PIÙ GREEN (GRAZIE ALLE RISTRUTTURAZIONI): LE TENDENZE 2021 IN EDILIZIA
LA CASA È SEMPRE PIÙ GREEN (GRAZIE ALLE RISTRUTTURAZIONI): LE TENDENZE 2021 IN EDILIZIA
Minori consumi energetici, oltre che di suolo, protezione contro il Covid e insonorizzazione: questi alcuni dei trend che caratterizzeranno il settore immobiliare dei prossimi mesi, come evidenziato da Il Sole 24 Ore. Si tratta di una ulteriore conferma: le nostre case diventeranno sempre più green, e in questo processo un ruolo determinante verrà giocato dai bonus economici messi a disposizione dallo Stato.
Parola d’ordine: ristrutturazione
Il patrimonio immobiliare italiano risale in maggior parte agli Anni Sessanta e Settanta, quando l’attenzione verso l’ambiente non era certo una priorità dell’edilizia.
Di sicuro le case e i condomini datati sono più energivori di quelli moderni, ma ci sono alcuni interventi che possono comunque ridurre il loro impatto, come per esempio l’isolamento termico e del tetto, la sostituzione delle vecchie caldaie con sistemi di nuova generazione, l’installazione di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo: tutti lavori che superbonus, ecobonus e bonus facciate favoriranno nel corso del 2021.
Case luminose, arieggiate e silenziose
I sistemi di ventilazione meccanica controllata (Vmc) permettono il corretto ricambio d’aria senza che vi sia bisogno di aprire le finestre e quindi senza dispersione di calore, consentono un risparmio anche del 30% in bolletta e, se abbinati a sistemi di purificazione, proteggono contro il Covid-19: non stupisce, dunque, che siano in cima ai nuovi trend edilizi del 2021.
L’influenza della situazione sanitaria, che ci ha costretti e probabilmente ci costringerà a vivere molto di più nelle nostre case, si fa sentire anche su altri aspetti legati al comfort domestico. Grande importanza verrà data da una parte alla luce, con il ricorso a facciate continue, infissi performanti o sistemi per l’illuminazione degli ambienti dal tetto, dall’altra al silenzio.
Per quanto riguarda i materiali e i nuovi progetti, si conferma il legame con la natura che porta a privilegiare il legno, la paglia e il sughero, nonché la biomimetica.
Canoni di locazione a Milano, Roma e Napoli: cosa è cambiato
Canoni di locazione a Milano, Roma e Napoli: cosa è cambiato
La pandemia ha determinato un ribasso dei canoni di locazione in seguito ad un aumento dell’offerta e una diminuzione della domanda nelle grandi città, ma qualche realtà fa eccezione. La fotografia di Tecnocasa su Milano, Roma e Napoli.
Secondo quanto rilevato, nel panorama degli affitti di casa è Napoli a fare eccezione, in quanto si è segnalato l’anno passato un aumento dei canoni di locazione per tutte le tipologie di abitazioni: +1,1% per i monolocali, +0,6% per i bilocali e +1,4% per i trilocali. In questa città la domanda di immobili in affitto è alimentata prevalentemente da coloro che hanno fatto una scelta abitativa (86,2%).
Differente il quadro di Milano, in cui spicca la concentrazione di lavoratori non residenti, che costituiscono il 41,5% di coloro che prendono in affitto l’abitazione, percentuale in deciso calo rispetto ad un anno fa. Milano si distingue anche per i tempi di locazione molto più brevi: 35 giorni contro i 49 della Capitale e i 45 della media nazionale. I canoni di affitto per tutte le tipologie di abitazioni segnano una diminuzione che va dal -2,3% per i trilocali al -1,7% per i monolocali
Stessa situazione anche a Roma, in cui i mono e bilocali cedono l’1,2% e i trilocali vedono i canoni ridursi del 1,4%. Prevalgono comunque anche in questo caso coloro che scelgono l’affitto come soluzione abitativa, oltre il 70%
La tipologia più affittata, nelle grandi città in genere e in queste tre città in particolare, è il bilocale, che arriva al 59% a Milano, e supera il 46% a Roma e il 43% a Napoli.
Tra i contratti, a Milano e a Napoli vince il canone libero (rispettivamente 82,2% e 63,6%), mentre a Roma si assiste ad un’ascesa del contratto di locazione a canone concordato (73,3%).